della Naturopata Mara Alfano
L’Agaricus Blazei Murril è un fungo originario di una cittadina di montagna brasiliana di nome Piedade, situata a 200 chilometri a sud-est di San Paolo, cresce anche nel sud-est degli Stati Uniti, pur non essendo prolifico come in Sudamerica. Nel 1965 un coltivatore brasiliano di discendenza giapponese, chiamato Takahisa Furumoto, durante un giro tra le montagne della regione trovò questo fungo della famiglia degli Agarici che non gli era familiare; egli mandò le spore in Giappone all’Istituto di ricerca di Micologia di Iwade, dove cercarono di coltivarlo, impresa che durò dieci anni. Sempre in quegli anni, in una ricerca epidemiologica condotta dal Dott. Cinden, un ricercatore dell’Università della Pennsylvania, venne riportata la bassa incidenza di malattie degenerative nell’adulto e un aumento della longevità negli abitanti della regione del Piedade, rispetto a quelli delle regioni circostanti. Il Dott. Cinden attribuì tali effetti al regolare utilizzo di questo fungo nell’alimentazione da parte degli abitanti di questa regione; pubblicò i suoi dati sulla rivista Science e li presentò a varie conferenze e da quel momento la voce su questo particolare fungo brasiliano medicinale cominciò a diffondersi. Quando in Giappone ad Iwade riuscirono finalmente a coltivare Agaricus Blazei, si accorsero che era diverso da tutti gli altri della famiglia, perciò venne inviato al botanico Heinemann che nel 1967 lo chiamò Agaricus Blazei Murril poiché era già stato documentato e descritto da un micologo americano W.A. Murril, che lo aveva trovato nel 1945 in un giardino in Florida.
Componenti bioattivi
L’ABM contiene il 38,5% di proteine, il 2,6% di grassi, il 27,7% di carboidrati, il 12,4% di betaglucani e il 20,6% di fibre. Queste percentuali possono variare a seconda dello stadio di crescita. Contiene poi minerali quali sodio, calcio, ferro, potassio, fosforo, magnesio, zinco, rame, manganese e selenio. Vitamine del gruppo B quali B1 B2 B6 B12, acido folico, acido pantotenico, niacina, biotina e vitamina D. La vitamina D è presente solo nel corpo fruttifero cresciuto al sole e non nel micelio o nel fungo coltivato in ambienti chiusi. Il corpo fruttifero contiene enzimi che rimangono attivi anche dopo il processo di essiccazione. A seconda dei diversi stadi di maturazione il corpo fruttifero può contenere concentrazioni variabili di alfa e beta-glucani; la resa e la diversità di tali polisaccaridi dipende dallo stadio di maturazione, perciò per ottenere un estratto ottimale è molto importante individuare il momento opportuno per la raccolta. Con la maturazione del corpo fruttifero aumenta la produzione di un particolare polisaccaride con attività antitumorali, quindi i funghi più grandi e aperti potrebbero essere nutraceutici più efficaci di quelli piccoli e immaturi.
Tutti i funghi, ma l’ABM in particolare, hanno la tendenza ad accumulare metalli pesanti tra cui il Cadmio, il Mercurio, l’Arsenico e il Piombo. La quantità di metalli pesanti nell’ABM coltivato in Brasile è sempre rimasta al di sotto dei limiti previsti dalla legge. Vi sono tuttavia casi di tossicità anche importanti, legati a particolari coltivazioni di ABM provenienti dalla Cina, a causa dell’accumulo di Cadmio in particolare. È molto importante quindi che la coltivazione sia biologica
e controllata.
Azione terapeutica
Il vero e proprio interesse clinico per l’ABM è iniziato nel 1980, con la presentazione di uno studio sull’attività antitumorale del fungo ad una convention dell’associazione giapponese per la ricerca sul Cancro. Nello studio si riferiva che l’Agaricus blazei vanta livelli di betaglucani più alti rispetto ai funghi Maitake, Shiitake e Reishi. I betaglucani sono un tipo di polisaccaridi costituiti da una catena di molecole presenti nei funghi medicinali, che notoriamente contribuiscono a mantenere il sistema immunitario equilibrato. I livelli di betaglucani contenuti nell’ABM sono più alti rispetto a qualsiasi altro fungo e risultano particolarmente vantaggiosi contro le cellule cancerogene. Grazie al loro basso peso molecolare, questi betaglucani possono essere assimilati dal corpo con maggiore facilità rispetto a quelli di altri funghi.
ABM e cancro: gli scienziati della facoltà di Farmacia dell’Università di Kobe, in Giappone, hanno testato gli effetti dell’ABM iniettando una frazione idrosolubile del fungo in un gruppo di cavie affette da cancro e una soluzione salina in un altro gruppo. Gli esiti dell’esperimento hanno dimostrato un aumento dei linfociti T, le cellule del sistema immunitario, nel gruppo inoculato con
l’ABM. Se ne è dedotto che i betaglucani presenti nel fungo possono costituire un’efficace prevenzione antitumorale. Immobilizzare una cellula maligna non è però sufficiente: è necessario liberarsi della cellula facendola scoppiare e uccidendola. Un modo che il corpo ha per distruggere le cellule prevede l’uso del complemento, una serie di proteine prodotte dal fegato. L’attivazione a cascata delle proteine del complemento fa sì che vengano praticati dei fori nella membrana delle cellule interessate, per farne defluire il contenuto. Il componente più attivo del complemento si chiama C3. Uno studio della Scuola di Medicina dell’Università di Mie, in Giappone, ha condotto esperimenti per valutare gli effetti di ABM sulle proteine del complemento prodotte nel fegato, e specificamente l’attività del C3. Hanno impiantato dei sarcomi nei topi, somministrando poi un polisaccaride ricavato dalla coltura dei miceli del ABM. Il polisaccaride è riuscito a stimolare i macrofagi delle cavie e ad attivare la proteina C3. Da ciò gli scienziati hanno dedotto che l’Agaricus Blazei potrebbe coadiuvare la lotta alla diffusione delle cellule maligne nel corpo.
L’ABM contiene enzimi digestivi come l’amilasi (che scinde gli aminoacidi) e la tripsina, oltre ad altre proteasi (che scindono la carne). Contiene anche la tirosinasi che produce la melanina e ha un effetto ipotensivo. I betaglucani e gli oligosaccaridi hanno evidenziato un’attività antiiperglicemica (antidiabetica), anti-ipertrigliceridemica (diminuzione dei lipidi nel sangue), antiipercolesterolemica (abbassamento del colesterolo) e anti-aterosclerotica (mantenimento dell’elasticità e della giovinezza delle arterie).
Quando usare l’ABM e Posologia
La sua azione è soprattutto correlata ad un forte potenziamento del sistema immunitario e alla sua
capacità di modulare la risposta dell’organismo, è un fungo che può essere utilizzato con successo quando la risposta immunitaria è deficitaria o iperattiva, ed è in grado di direzionarne la risposta.
In questo senso la sua azione può essere utile dalle infezioni, al cancro, alle malattie autoimmuni e alle allergie. Ha un importante azione chemio preventiva, ma anche chemio e radioprotettiva e quindi può difendere l’organismo dall’esposizione a sostanze tossiche, a chemioterapici e a radiazioni. In questo caso è indicato nella gestione degli effetti collaterali delle terapie antioncologiche tradizionali; spesso coadiuva e migliora la risposta ai chemioterapici quindi la sua assunzione non è controindicata in corso di terapia convenzionale.
È il fungo più potente, insieme al Trametes versicolor, nel trattamento di supporto delle malattie oncologiche. La sua azione nei supporti oncologici è dose dipendente, e pertanto i dosaggi possono andare da 2 a 8 grammi al giorno senza controindicazione. In questi casi è consigliato l’uso dell’estratto polisaccaridico.
Lavora molto bene anche come supporto delle malattie autoimmuni sistemiche (Lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide). Nelle malattie autoimmuni neurodegenerative, come la sclerosi multipla, è utile associarlo all’Hericium erinaceus che effettua uno stimolo ricostruttivo del tessuto nervoso (formazione della mielina), mentre l’ABM blocca la distruzione indotta dall’autoimmunità. In queste patologie può essere utilizzato sia il fungo intero che l’estratto a dosaggi di 1,5-3 g al giorno. Nel diabete di tipo I è molto utile la sua associazione con il Coprinus comatus e nella tiroidite autoimmune la sua associazione con il Reishi.
La somministrazione dei polisaccaridi del fungo è favorita dalla vitamina C che si consiglia di associare per potenziarne l’effetto.
Controindicazioni: alcune persone possono lamentare diarrea dopo l’assunzione del fungo, questo perché l’Agaricus è ricco in fibra e può quindi stimolare la peristalsi intestinale e avere un effetto lassativo. Lavori recenti segnalano come gli estratti di fungo, esercitando un’azione di protezione sul DNA, possono bloccare l’apoptosi, cioè quel processo cellulare di morte programmata, di ceppi di cellule deteriorate e potenzialmente precancerogene. Ne è quindi sconsigliato l’uso, in grandi quantità, durante i periodi di chemioterapia per permettere la morte delle cellule neoplastiche,
anche solo danneggiate dal farmaco. Come suddetto la controindicazione vale per alte dosi di
estratti, mentre l’assunzione di dosi regolari di fungo intero, 1-2 g al giorno, ha dato sempre risultati positivi anche nella sinergia con i farmaci chemioterapici.
Gli estratti del fungo sono stati recentemente accusati di possedere una potenziale attività epatotossica; nel 2006, nel “Journal of Clinical Oncology”, una ricerca condotta in Giappone presso la Divisione di Oncologia ed Ematologia del Centro Nazionale Tumori ha sottolineato come ci sia una forte relazione causale tra l’utilizzo di ABM e l’insorgenza di un’insufficienza epatica grave.
Queste condizioni non si sono mai verificate con l’uso del fungo intero; anzi, nei vari studi clinici effettuati, l’ABM, utilizzato in questa forma, ha mostrato un’importante azione di detossificazione e di protezione epatica.
Dall’esperienza clinica si è visto, invece, che questo fungo non è consigliabile nei soggetti allergici, i quali hanno un atteggiamento immunologico che l’ABM tende ad esasperare.
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