del Dott. Umberto Villanti

La nutrizione ortomolecolare (dal greco orthòs – giusto, equilibrato) è una disciplina fondata dal premio nobel Linus Pauling, biochimico americano, basata sul presupposto che molte malattie possono essere curate fornendo all’organismo l’ambiente molecolare ottimale per il suo corretto funzionamento. Questo ambiente molecolare ottimale si ottiene con una composizione equilibrata dei giusti nutrienti.

Premessa

“Ogni individuo dispone di un proprio regime di sostanze nutrizionali. Sebbene l’elenco delle sostanze nutrizionali necessarie sia uguale per tutti, le singole quantità di cui abbiamo bisogno non devono essere obbligatoriamente le stesse per ogni individuo”.

 R.J. Williams

Ogni persona ha un proprio e soggettivo fabbisogno di sostanze nutrizionali. La genetica è soggettiva ed individuale. Dato che la biochimica è individuale il fabbisogno di sostanze nutrizionali delle nostre cellule cambia da una persona all’altra. Questo è il principio basilare della nutrizione ortomolecolare, che tiene conto della costituzione individuale, precipuo della naturopatia.

  

Una pratica terapeutica

La nutrizione ortomolecolare è dunque una pratica terapeutica che si affianca alla naturopatia e alla medicina alternativa. Essa si basa su una nutrizione bilanciata e una supplementazione (integrazione) di alcuni nutrienti quali vitamine, minerali, enzimi, antiossidanti, aminoacidi, acidi grassi essenziali, probiotici, fibre dietetiche e acidi grassi a catena corta, media e lunga.

Lo scopo di questa metodica è quella di riequilibrare la biochimica della persona, in quanto l’alimentazione e l’integrazione sono considerati essenziali al fine di migliorare qualunque squilibrio. I sintomi che si accompagnano durante alcune carenze sub-cliniche (identificate come cause di squilibrio), sono generici come la stanchezza, cefalee, desiderio di cibi, cambi umorali, poco identificabili negli esami di routine (esami del sangue), ma evidenziati invece da altri test, come il mineralogramma, il test kinesiologico, il vegatest o bicom.

L’intossicazione da metalli tossici

L’integrazione vitaminica e minerale è ritenuta importante anche per quelle problematiche causate da intossicazione da metalli tossici. I metalli tossici competono con i minerali essenziali per il nostro organismo, come ad esempio il Piombo che antagonizza il Calcio (causando irrequietezza, ansia, iperattività, ecc.), il Mercurio che antagonizza il Ferro e il Selenio (anemia, immunodepressione, ecc.) e altro ancora.

Compito del nutrizionista ortomolecolare è quello di suggerire dei minerali che andranno ad antagonizzare i metalli tossici e di consigliare eventualmente delle sostanze chelanti che andranno a “detossificare” l’organismo. L’intossicazione da metalli tossici si accompagna spesso nelle problematiche croniche.

Le patologie che possono trarre beneficio dalla nutrizione ortomolecolare

Fra le patologie di maggior interesse ortomolecolare, possiamo citare la menopausa, l’osteoporosi, l’arteriosclerosi, il mal di schiena, la candida, la stipsi, la depressione, i disturbi psichici, l’irritazione intestinale, e altre problematiche che hanno riscosso un discreto successo nei paesi anglofoni quali la schizofrenia (migliorate attraverso la supplementazione di alcune vitamine quali la niacina), autismo e/o disturbi psichici definiti pirroluria (attraverso la supplementazione di Zinco, vitamina B6, ecc.), tumori (acido ascorbico).

Un minerale che, ad esempio, ha riscosso un notevole interesse scientifico è il magnesio, utile per la prevenzione di calcifilassi, nell’osteoporosi, per la prevenzione delle litiasi renali, nella regolazione del glutammato a livello cerebrale, nella regolazione glicemica, nell’Alzheimer.

La carenza di nutrienti e l’integrazione nutrizionale

I fattori che influenzano la carenza di nutrienti essenziali nel nostro organismo sono gli stili di vita errati (cattiva alimentazione), inquinamento, stress ossidativo, stress psicoemozionale. Nel tempo, questa carenza determina una serie di problemi.

Compito della nutrizione ortomolecolare è quindi quello di apportare delle micro sostanze che influenzeranno il bilancio delle sostanze vitali e di conseguenza il miglioramento della salute e della vitalità.

L’integrazione nutrizionale a scopo preventivo è ancora più di rilievo per quanto riguarda certi gruppi a rischio, come ad esempio:

  1. Durante la crescita dei bambini ed adolescenti
  2. In fasi di maggior impegno mentale e corporeo
  3. Durante la gravidanza e l’allattamento.
  4. Durante il climaterio.
  5. Nella vecchiaia e in caso di malattia.
  6. Nei casi di intossicazione dovuta all’ambiente o a prodotti nocivi.
  7. Durante l’assorbimento di ormoni.
  8. Quando il fabbisogno di idrocarboni cresce.
  9. Quando si è sottomessi ad un forte stress.
  10. Fumatori.

Questo si giustifica dal fatto che i meccanismi metabolici produttori di energia, sono molto complessi, cioè ci vogliono elementi vitali vari e in dosaggi diversi per ottenere un metabolismo perfetto. La mancanza di un solo elemento vitale può avere ripercussioni sul metabolismo di tutto l’organismo, lo può anzi bloccare del tutto.

La dose ottimale

Nella medicina ortomolecolare non si tratta di applicare la dose consigliata ma quella ottimale. Questo significa che le vitamine (A, D e K) vengono assorbite a dosaggi abbastanza alti ed anche i sali minerali, gli oligoelementi e le altre vitamine devono essere prescritte ad alto dosaggio.

I soliti complessi vitaminici, anche quando contengono minerali, non hanno, a riguardo della medicina ortomolecolare, nessun valore per via della loro concentrazione minima.

Studi scientifici e ricerche

Tutte le ricerche moderne di pregio e autorevoli hanno assicurato l’effetto sia preventivo che curativo delle sostanze ortomolecolari, ossia degli antiossidanti nei casi di diabete (danni delle pareti vascolari e micro- angiopatia) e nelle malattie del metabolismo dei grassi (ossidazione del LDL), nei casi di KHK e di apoplessia (Stress ossidativi, ad es. “The Lancet”, vol. 347, 1996).

Uno studio durato 10 anni dall’università Harvard negli USA ha registrato, su un campione di 127.000 persone, una diminuzione della mortalità e delle malattie coronarie del 40%.

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