del dott. Filippo Trilli –
La Calluna vulgaris (Ericaceae) è una piccola pianta conosciuta con il nome di Brugo, da tale nome deriva il termine brughiere, ovvero quelle distese di vegetazione macchiate di rosa composte appunto da migliaia di piante di C. vulgaris.
Il nome del genere Calluna deriva da kalluno, dal greco pulisco ”con la scopa”, in riferimento all’uso dei rametti per la fabbricazione tradizionale di scope. Calluna vulgaris viene spesso definita impropriamente anche come Erica rosa.
Si tratta di un piccolo arbusto sempreverde, generalmente alto dai 10 ai 50 cm, talvolta si presenta come un piccolo albero raggiungendo il metro e mezzo di altezza, i rami giovani sono flessibili mentre con il tempo diventano rigidi e legnosi e perdono le foglie, le quali sono piccolissime, semplici e lineari-lanceolate; i fiori sono molto piccoli e numerosi, disposti in racemi, hanno una colorazione che va dal rosa chiaro, al rosso fino al violaceo; il frutto è una capsula globosa. La pianta fiorisce in luglio-agosto dopo la fogliazione.
In Italia la pianta si trova insediata principalmente nella fascia prealpina e preappenninica fino a 2.500 m di altitudine. Per quanto riguarda la Toscana alcune popolazioni si ritrovano anche nella maremma Grossetana e in provincia di Siena.
Dal punto di vista del profilo fitochimico, le sommità fiorite di C. vulgaris, che ne rappresentano la droga, sono ricche in composti fenolici, in particolar modo in flavonoidi della quercetina e del campferolo, arbutina, fitosteroli e composti triterpenici come l’acido ursolico.
Il principale utilizzo tradizionale della droga è sempre stato rivolto al benessere delle vie urinarie: Calluna infatti ha attività drenante, diuretica e disinfettante ed è stata da sempre consigliata per il trattamento di vari tipi di cistiti e più in generale come rimedio per varie forme di infiammazioni del tratto urinario. A tal proposito c’è da sottolineare il fatto che l’estratto acquoso di Calluna inibisce la crescita esclusivamente di batteri Gram + e per ottenere tale attività sono necessari alti dosaggi, si preferisce perciò associare tale rimedio ad altre piante attive a dosaggi inferiori come corbezzolo o uva ursina.
L’importante attività antiossidante svolta dai costituenti di Calluna v. si evidenzia sia per gli scopi appena citati sia per nuovi utilizzi volti a promuovere il benessere della pelle.
Recentemente l’unità di biologia farmaceutica dell’università degli studi di Siena ha lavorato molto sulle proprietà antiossidanti, antiradicaliche e “anti invecchiamento” cutaneo di estratti di Calluna v. e i risultati sono stati eccellenti. Tali estratti hanno evidenziato un’elevata capacità di svolgere attività antiradicalica (DPPH test) e antiossidante (analisi elettrochimica).
L’estratto di Calluna è sicuramente in grado di proteggere la pelle dai danni indotti dai radicali liberi e dagli UV, tale dato emerge dai lavori svolti su cheratinociti umani esposti a danno ossidativo.
Il fitocomplesso di C. vulgaris, oltre alla frazione flavonoidica responsabile dei già citati effetti positivi, contiene anche una considerevole frazione polisaccaridica che in ambito cosmetico promuove un’azione protettiva (vs agenti atmosferici e inquinanti) ed un’azione fortemente idratante. In particolar modo l’estratto di Brugo è in grado di controvertire il danno indotto da disidratazione e in sostanza consentire alla pelle di rimanere idratata e turgida.
Sia l’azione antiossidante svolta dai composti fenolici, che quella protettiva meccanica svolta dalla frazione polisaccaridica, sono da considerarsi come uno scudo nei confronti dei danni provocati dall’inquinamento atmosferico che tanto preoccupa il nostro pianeta e in particolar modo le nostre città. Possiamo quindi affermare che l’estratto di C. vulgaris promuove un effetto anti pollution di tipo naturale, tale effetto riduce il rischio di invecchiamento cutaneo indotto sia da fattori endogeni che da fattori esogeni, come appunto agenti inquinanti e foto invecchiamento.
La presenza di arbutina (e derivati idrochinonici) nel fitocomplesso del Brugo potrebbe svolgere un’interessante attività complementare nei confronti delle macchie cutanee, dovute principalmente al foto invecchiamento, è nota infatti la capacità di composti come l’arbutina nel contrastare l’iperpigmentazione. Tale azione depigmentante viene svolta in maniera del tutto sicura, in quanto l’arbutina è presente in piccola percentuale nel fitocomplesso di Calluna e non evidenzia gli effetti negativi talvolta riscontrati con l’utilizzo del suo equivalente di sintesi.
I ricercatori dell’UniSi hanno anche potuto indagare un’importante attività cosmetica svolta da Calluna, cioè la capacità di stimolare la produzione di procollagene I e quindi di nuovo collagene. Tale proteina è fondamentale per il buon mantenimento del benessere della pelle contribuendo a mantenerne tonicità, turgore e struttura. La produzione di neocollagene promuove quindi un effetto antiaging contrastando direttamente la formazione delle rughe.
In conclusione, se da una parte gli usi tradizionali di Calluna vulgaris sono ben noti e scientificamente validati, dall’altra i recenti studi dimostrano che l’estratto di tale pianta ha grandi potenzialità cosmetologiche ed è in grado di promuovere il benessere della nostra pelle. A tal proposito, proprio in questo momento storico in cui una buona parte dei danni ossidativi che producono invecchiamento cutaneo sono imputabili all’inquinamento atmosferico e al foto invecchiamento, queste nuove acquisizioni scientifiche risultano più che mai appropriate.
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