PRIMA PARTE    –    di Eleonora Cosner   – 

Ciclo Mestruale.
Ciclo Lunare.
Ciclo Stagionale.
Ciclo Giornaliero.
Ciclo del Respiro.
Ciclo Vita-Morte-Vita.

Tutti inter-connessi. Tutti inter-dipendenti.
Tutti presenza costante che scandisce le nostre esistenze.

Perché la Vita non scorre come il fiume, in una linea che va dalla sorgente alla foce.
No, la Vita assomiglia di più all’Acqua, che scorre nei fiumi, ma vive anche nei mari, si trasforma per salire al cielo e poi cambia di nuovo forma per tornare sulla Terra.
Acqua che esiste fuori di noi e dentro di noi.

Fino a un po’ di tempo fa, gli esseri umani vivevano guidati dai ritmi e dai cicli naturali.
Non poteva essere diversamente, poiché la Vita era vissuta in comunione con la Terra e con il Cosmo, che erano Materia e Sacro al contempo.

Solo in un tempo recente della storia umana, è stata introdotta la visione lineare del Tempo, che, tuttavia, ci ha messo molto, molto tempo prima di radicarsi, poiché la gran parte delle persone, ancora connessa al lavoro agricolo, era naturalmente portata a quella visione antica di Tempo ciclico, anche solo per una questione di praticità produttiva.
Ma la consapevolezza della Ciclicità dell’esistenza mai si è separata completamente dalla Spiritualità che ha sempre caratterizzato la connessione profonda e il contatto diretto con la Terra.

Oggi ci troviamo a vivere un’era in cui l’idea di Tempo lineare è così fortemente radicata da essere scontata e data per certa.
Un’idea che porta con sé visioni ben precise della vita, strutture socio-politiche piramidali e strutture socio-economiche che tendono a una crescita infinita (come se questo fosse realmente possibile su un pianeta dalle risorse limitate che si riproducono ciclicamente, per l’appunto).

L’idea lineare del Tempo è completamente scollegata dalle leggi naturali che regolano la realtà nella quale viviamo e dalla quale, in fin dei conti, dipendiamo per la nostra sussistenza.

Recuperare una visione e una modalità cicliche, e quindi più vicine alla Natura, appare un atto quasi sovversivo, tanto mina le fondamenta di questa cultura attuale che permea e condiziona le nostre vite.

La ricerca della Ciclicità, oggi, richiede uno sforzo, un atto di volontà per evitare di essere trascinate dalla corrente del pensiero lineare.

Perché allora dovremmo farlo?
Ha senso, oggi, recuperare la dimensione ciclica dell’esistenza?

Secondo me, non solo ha senso, ma è un atto necessario: per recuperare la connessione con noi stesse e con la Terra, per tornare in comunione con la Natura, fuori-da-noi e dentro-di-noi, per risvegliarci alla consapevolezza che, come umani, non siamo separati dal resto, ma siamo parte di quel grande meccanismo ciclico che include ogni essere su questo pianeta, e oltre.

La ricerca della Ciclicità è la ricerca di una vita vissuta in maniera sostenibile a livello individuale e collettivo – poiché la Ciclicità è la nostra natura e quindi la nostra salute e il fondamento del benessere nostro e della Terra.

La separazione dalla Natura (che poi è la separazione da noi stesse) di cui stiamo facendo esperienza da qualche secolo in nome della civiltà e del progresso porta con sé tutta una serie di effetti collaterali (malattie fisiche e mentali, distruzione, inquinamento…) ai quali possiamo far fronte recuperando ciò che abbiamo perduto.

Tornando a una vita a misura di umano.

Quando ci accorgiamo che i nostri cicli interiori si specchiano nei cicli esteriori della Terra e della Luna (solo per citare i due più evidenti), ci accorgiamo di essere parte di qualcosa che è ben più grande della nostra persona. E così ci risvegliamo alla necessità di rispettare la Terra e ogni Essere, perché raggiungiamo la consapevolezza profonda che altro non sono che una parte estesa di noi.

Il recupero della Ciclicità e la ricerca di una vita vissuta in armonia con i Ritmi e i Cicli Naturali è una pratica insieme ambientalista e fondamento di spiritualità, perché, come dice Danielle Dulsky, “il vivere intenzionalmente seguendo il tuo ritmo naturale ti radica fermamente in questo mondo”.

 

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