della Dott.ssa Costanza Giunti

Dall’antichità fino ad ora la memoria ha affascinato ed è stata argomento di studi e speculazioni innumerevoli. Sono stati scritti trattati vari, sono stati celebrati uomini che ne erano  particolarmente dotati, ma ancor oggi restano molte lacune su come il nostro cervello o tutto il percepito di una vita possono imprimersi (oppure no) e, dar luogo a un significato alla nostra esistenza, alla storia e all’evoluzione. Per i neurofisiologi la struttura fondamentale del nostro cervello deputata alla memoria è l’ippocampo che è in relazione con altre aree della corteccia, soprattutto prefrontali. Da ricerche recenti è stato scoperto che in questa zona si ha una continua formazione di nuove cellule e che molto probabilmente queste sono essenziali per la formazione di nuova memoria.

Il dialogo fra l’ippocampo e la corteccia è indispensabile alla memoria affinché avvenga il processo di consolidamento della stessa che verrà impressa e resa utilizzabile dalla coscienza sotto forma di ricordi. Se questo avviene come nell’invecchiamento o in caso di stress cronico, o nelle malattie degenerative del cervello, la memorizzazione di cose nuove diventa difficoltosa, mentre spesso restano nitidi i ricordi passati quando l’ippocampo funzionava bene. Se il processo viene invece ben gestito le nuove impressioni mnestiche andranno a riorganizzare le vecchie e queste verranno elaborate e incorporate nelle nuove. Ma una volta che i neuroni corticali verranno stimolati sarà il sonno a far consolidare il ricordo. Di recente è stato evidenziato come, dopo tests somministrati prima di dormire, al mattino chi aveva ottenuto i risultati migliori erano i più giovani e chi aveva registrato livelli più bassi di onde cerebrali legate al sonno profondo. Comunque da una concezione che localizzava vari tipi di memorie in aree cerebrali stabilite si è passati a una considerazione della memoria come una proprietà di tutti i sistemi neurali: un vero e proprio network.

Diversi e sempre più numerosi mediatori come i peptidi, ma anche altre sostanze modulano il processo di codificazione e consolidamento della memoria intervenendo anche su processi aspecifici come l’attenzione, la motivazione, le emozioni e così via. La memoria si imprime meglio se la concentrazione è elevata.

Concentrare vuol dire utilizzare l’apprendimento per risolvere i problemi, vuol dire coordinare in un tutto unico, radunare ogni elemento osservato, attorno ad un punto unitario che leghi e dia significato a tutto il resto.

Concentrare in realtà significa impegnare il proprio potenziale mentale, emotivo in un compito capace di operare sulla realtà ad anche adeguare alle attività più evolute e di recente acquisizione, le più remote. Significa anche una maggiore sicurezza dell’IO che diviene in grado di elaborare positivamente gli stimoli anche quando siano particolarmente intensi e, man mano che un soggetto impara a darsi una direzione, subordinerà tutte le altre attività e si potrà concentrare sull’azione prescelta.

Da questi brevi assunti si può dedurre che nella memoria e nella concentrazione lo stile di vita e la concentrazione hanno un’imprescindibile influenza sulla memoria anche se una certa predisposizione genetica può avere più o meno effetti, tuttavia è stato proprio studiando gemelli omozigoti che si è scoperto che l’aspetto ambiente è un fattore determinante nel plasmare addirittura non solo le funzionalità, ma anche la morfologia del cervello.

I nutrienti più importanti di supporto all’attività cerebrale oltre agli zuccheri e in particolare, proprio riferendoci alla memoria, sono il complesso vitaminico B, in particolare la B1, la vitamina B3 sotto forma di NADH, aumenta la capacità di concentrazione. Le vitamine antiossidanti come la vitamina C e i carotenoidi, è stato accertato, che agevolano i processi della memoria, anche negli anziani.

L’acido GLUTAMMICO (sotto forma di glutammina), il neurotrasmettitore più presente nel Sistema Nervoso Centrale facilita l’apprendimento e la memoria, così la fenilalanina e la tirosina che sono i precursori dei principali neurotrasmettitori (dopamina, noradrenalina, adrenalina), e il triptofano, precursore della serotonina da cui deriva un altro ormone, la melatonina che serve anche a regolare il ritmo sonno-veglia e si sta scoprendo con dati sempre più attendibili quanta influenza abbia il sonno sulla memoria.

Fra i minerali ricordiamo l’importanza del magnesio, del calcio, dello zinco e del ferro, quest’ultimo così importante per lo sviluppo mentale dell’infanzia. Gli acidi grassi polinsaturi (PUFA della serie n-6 e n-3) sono indispensabili per un buon sviluppo e mantenimento delle funzioni cerebrali in genere.

Il consiglio più ovvio sarebbe quello di avere un’alimentazione ricca in frutta e verdura, preferibilmente biologici, nutrienti sani ed equilibrati rispetto al tipo di lavoro, al consumo calorico. Le persone a rischio di mancanza di vitamine in particolare del complesso B sono gli alcolisti, chi soffre di malassorbimento gastro-intestinale per i quali è necessario un incremento vitaminico attraverso l’alimentazione o una integrazione e questo vale anche per i vegetariani per non parlare dei vegani.

L’alcool e il fumo sono nemici dichiarati di memoria e concentrazione, anche se apparentemente il fumo (di tabacco ovviamente) dà l’illusione di una maggior capacità di resa lavorativa, ma solo perché abbassa lo stress tensivo. Il movimento, lo sport, non necessariamente competitivo, l’aria aperta e salubre dovrebbero essere i migliori compagni del nostro modus vivendi.

Non dimentichiamo che uno dei più grandi nemici della memoria, della concentrazione e di molte altre attività cerebrali è lo stress, in particolare quello reiterato ove si innesca un meccanismo degenerativo che va a colpire vari organi e funzioni (Vedi bibliografia).

Nel nostro stile di vita dovremmo far entrare sempre un po’ di gioia e costruttività e quando le esigenze sociali, di lavoro, sentimentali ci mettono all’angolo, essere abili a ricorrere a tecniche di meditazione che ormai hanno ampiamente dimostrato di essere in grado di agire a livello cerebrale creando condizioni di benessere, equilibrio psico-fisico, incremento delle attività legate alla concentrazione, attenzione, miglioramento delle risposte biologiche. Per 2500 anni i buddisti sono ricorsi a tecniche rigorose per distogliere la loro mente da emozioni distruttive ed accostarsi ad uno stato d’animo più compassionevole e felice. Oggi neuroscienziati occidentali si sono appassionati allo studio e alla pratica della meditazione e molti gruppi di ricerca hanno dimostrato quanto queste tecniche possono influire sulla plasticità del cervello in particolare sulla corteccia prefrontale sinistra, la sede dove vengono registrate attività “positive” al contrario della parte destra che viene più stimolata da emozioni negative.

Alcuni esperimenti sono stati fatti su 2 gruppi: uno ha meditato per 8 settimane e l’altro di controllo non ha praticato la meditazione. Ad entrambi i gruppi era stato anche inoculato il virus dell’influenza. Alla fine dell’esperimento nel gruppo meditante l’attività cerebrale si era spostata verso la corteccia sinistra, “più felice” rivelando anche una risposta immunitaria più efficace. Esiste una ponderosa documentazione scientifica, fatta anche presso università prestigiose come quella di Harvard sugli effetti positivi della meditazione, sia sul miglioramento di parametri legati all’attività cerebrale, sia su quelli biologici e sulla ricaduta di tali pratiche anche sulle condizioni sociali.

Naturalmente il supporto delle piante medicinali sarà molto importante, a volte decisivo nell’affrontare problemi legati alla memoria e concentrazione. Sarà opportuno agire sia sul fronte della prevenzione sia sull’evento conclamato.

Quando parliamo di prevenzione, ovviamente, cerchiamo di attuare “in primis” tutto ciò che ruota attorno al nostro stile di vita come accennato precedentemente, ovvero alimentazione corretta, contatto con la natura, gestione dello stress.

PIANTE INDICATE PER LA PREVENZIONE

Stati di ansia, insonnia, momenti particolari della vita possono causare dei veri e propri black-out nella memoria e se nel tempo le condizioni persistono senza che provvediamo potranno portare a danni anche più gravi.

L’ansia è spesso la risultante di vari fattori, la caduta di miti come valori religiosi, filosofici, politici che spesso lasciano l’uomo moderno privo di un valido supporto esistenziale, come anche la velocissima trasformazione di modelli culturali che fa si che se non si è “attrezzati” al cambiamento si finisce per sentirsi disadattati di fronte a ciò che si è appreso nei primi 20 anni della vita a confronto dei rapidi cambiamenti dei modelli nell’età adulta. E l’ansia spesso può dar luogo a disturbi del sonno. È anche vero che i prodromi di certe forme ansiose si possono ascrivere allo stress, che è molto complesso e multifattoriale.

Per aiutarci a navigare in questo mare di eventi sarà utile, prima di ogni cosa valutare il problema, non distaccarsene pensando che si risolva da solo o pensando di risolverlo con la pillola miracolosa. Prendere in carico il proprio disagio è segno di maturità sia personale che sociale.

Sarà indicato in questi casi, una maggiore attenzione al riposo, ad un ritmo di vita che includa      momenti dedicati alla crescita personale, alla bellezza, ad imparare ad attingere forza dalla natura, dall’arte, dalla musica. Evitare tutti gli eccitanti, tenere negli ambienti anche di lavoro, ove possibile vaporizzatori con Oli Essenziali di piante come la Lavanda, la Melissa, i Fiori d’Arancio affinché si crei un ambiente olfattivo in grado di produrre benessere, rilassamento, maggior grado di socializzazione.

Durante la giornata assumere:

M. G. Tilia Tomentosa: 30 – 40 gocce 2 – 3 volte al giorno lontano dai pasti.

L’azione sarà di tipo ansiolitico, e sedativa agendo sia sul centro del sonno che sull’asse cortico – ipotalamico.

Oppure:

T. Melissa: 60 gocce 2 – 3 volte al dì o compresse (300 milligrammi estratto secco).

Si conoscono da innumerevoli studi scientifici gli effetti benzo – diazepino simili di questa pianta, indicata anche quando agli stati ansiosi si accompagnano disturbi di tipo neurovegetativo, come nelle dispepsie gastroenteriche, discinesie biliari, nausee.

Qualora l’ansia fosse accompagnata da tachicardia un grande aiuto si potrà ottenere dal Baincospino.

T. M. Biancospino: 50 – 60 gocce 2 – 3 volte al giorno.

L’attività antiaritmica, inotropa positiva, sedativa e ansiolitica saranno utili anche nella forma in cui è richiesto un induttore del sonno.

In caso di difficoltà  ad addormentarsi o con risvegli frequenti si potrà assumere:

T. Passiflora 50 ml                                      50 gocce dopo cena

e

T. Valeriana 50 ml                                      60 – 70 prima di dormire.

Il fitocomplesso della Passiflora svolge un’attività sedativa, antispastica, che si potenzia con l’attività della Valeriana che influisce sia il Sistema Nervoso Centrale che quello neurovegetativo attraverso l’attivazione dei ricettori delle benzodiazepine e dell’Acido Gamma – Amino Butirrico. Si otterrà un effetto simile a quello dei tranquillanti o neurolettici, senza gli effetti tossici.

Possono accadere periodi della nostra vita in cui per vari motivi: esami, super-lavoro, impegni eccessivi ci si sente stanchi, svuotati, astenici anche da un punto di vista fisico oltre che psichico.

Anche in questi casi ne soffrirà la memoria, l’attenzione, la durata della concentrazione e, dunque un’integrazione del complesso vitaminico B sarà necessaria.

Un valido aiuto potrà essere quello dato dal Ginseng (estratto molle) titolato in ginsenosidi al 15 – 18%, varietà rosso 150 – 200 milligrammi al giorno, che per la ricchezza delle saponine ma anche del fitocomplesso, studiato da molti anni e utilizzato da millenni aiuta in tutti i casi di astenia, stanchezza anche sessuale, scarsa capacità lavorativa, stress (per la sua azione nootropa), depressione. Ne è controindicato l’uso in gravidanza, allattamento, negli ipertesi, nell’insonnia e in concomitanza con alcuni farmaci. L’uso prolungato nella donna può interferire con l’attività estrogenica. È una pianta dal rapido effetto farmacologico ed è anche indicata per rallentare i processi di invecchiamento cerebrale.

Un’altra pianta che potrebbe essere utilizzata, ma tenendo ben presente gli effetti collaterali e per breve tempo è il Guaranà, (Paullinia Sorbilis), l’estratto secco titolato in caffeina minimo al 3%.

È uno stimolante dell’attenzione, della memoria, per stimolazione corticale, aumenta la termogenesi, diminuisce la percezione della fatica e della fame, per tale ragione spesso utilizzato anche come dimagrante. Se ne consiglia da 400 a 800 mg/giorno per un periodo non superiore a 3 settimane. Può provocare insonnia, tachicardia, ansia, nausea. Per le implicazioni farmacologiche si rimanda ad uno studio più dettagliato della pianta.

Quando per eccesso di stress, per esiti di malattie gravi o per l’invecchiamento fisiologico la memoria comincia ad abbandonarci, inducendo a cascata un insieme di problematiche che non fanno altro che aumentare il disagio, il senso di inutilità, di inadeguatezza nella vita di una persona, allora i provvedimenti dovranno essere tempestivi e protratti nel tempo. Ogni cervello è unico, ogni crescita in coscienza è l’avventura della nostra vita e i geni e le esperienze ci rendono, attraverso l’uso dell’intelligenza, esseri speciali in una continua sfida fra eredità e ambiente.

È interessante notare come nell’intelligenza, queste interazioni dipendano al 20% dei geni nei bambini, ma fino all’ 80% negli anziani, come se l’influsso genetico iniziale si autoalimentasse attraverso l’ambiente con la scelta di attività che sviluppino o meno l’intelletto e vari cervelli anche con pari punteggi nei tests,  trovano vie diverse per lo stesso obiettivo. Addirittura in gemelli omozigoti, per effetto dell’epigenetica pur con genomi uguali si verificano comportamenti diversi. Da quando è stata scoperta la plasticità del nostro cervello (anche se intuita millenni fa) è sempre più importante tenerlo allenato, abbiamo una scorta di cellule nervose pronte ad attivarsi per ridare imput alla memoria e alle funzioni cognitive complesse, se opportunamente stimolate. Neurofisiologi, neuropsichiatri suggeriscono in particolare nell’invecchiamento, esercizi di memoria, quiz, sudoku,  imparare a memoria ogni giorno qualcosa e non guardare al passato, ma proiettarsi nel futuro. Fare progetti. Ovviamente l’apporto di alimenti adeguati, di ossigenazione, eliminazione delle tossine saranno un fondamentale supporto.

Inserire nel proprio ritmo di cura e prevenzione piante ad azione antiossidante e protettiva epatica. Spesso purtroppo gli anziani assumono molti (troppi?) farmaci, legando la qualità della vita a innumerevoli pasticche, delle quali spesso una buona metà serve a contrastare gli effetti dell’altro.

Dunque è fondamentale la depurazione, sotto forma di preparati – tisane o misto di tinture a base di Cardo Mariano, Mirtillo, Rosa Canina, Bardana, Curcuma; inserire oligoelementi e ω3 e ω6 in forma integrale.

Ma la pianta per eccellenza è sicuramente il Ginkgo Biloba, mai abbastanza utilizzato. Seppur studiato da un punto di vista farmacologico, è l’albero più antico, anche per questo portatore di un archetipo legato alla longevità, al mito della possibilità di sconfiggere la morte. Per i suoi componenti, in particolare i ginkgo golidi, ma anche dei flavonoidi, il ginkgo esplica un’attività protettrice dell’ endotelio vascolare, in particolare cerebrale, è un regolatore del flusso ematico, antiaggregante piastrinico, antiallergico; è dunque indicato nelle insufficienze cerebrovascolari anche carotidee con deficit della memoria e attenzione, nelle vertebrali, con vertigini, disturbi vestibolari e negli esiti di ictus, nel rallentamento della sintomatologia dell’alzhaimer.

Il Ginkgo sotto controllo medico si può sostituire o integrare con alcuni farmaci come ad esempio la cardioaspirina.

Proveniente dalla Cina, la Schisandra Chinensis è una pianta dalle proprietà molto versatili e sembrerebbe creata ad hoc per curare i disturbi della memoria, ma anche tutti i danni correlati ai processi di invecchiamento. Vengono utilizzati i frutti che contengono Lignani, fino al 20%. Questi sono in grado di eliminare i radicali liberi attivando la catalasi e la superossido – dismutasi.

Ci sarà una riduzione dei derivati dagli alogeni e una capacità di rigenerare il glutatione ridotto con conseguente beneficio dell’attività epatica, questa attività antiossidante proteggerà anche il cuore dai danni conseguenti ad ischemia ed infine, ma non ultimo la capacità di aumentare la prontezza di riflessi, la capacità cognitiva e di concentrazione e la normalizzazione del ritmo del sonno. Se ne consiglia 100 milligrammi di estratto titolato al 10% in schisandrina A e B per 2 volte al giorno.

A conclusione ci teniamo a ricordare un altro ambito correlato all’uso delle piante medicinali, che è quello fin troppo vasto per trattarlo in questa sede dell’utilizzo degli Olii Essenziali come stimolatori della memoria e concentrazione,come l’Olio Essenziale di Menta Piperita, Cannella scorze, Salvia Sclarea, Lavanda vera, Issopo, Timo. Come rilassante e/o induttore del sonno: Olio Essenziale di Ylang-Ylang, Melissa, Cedro dell’Atlante, Gelsomino, Rosa (Pallida e Damascena), Incenso. Sia per via olfattiva che per ingestione.

 

BIBLIOGRAFIA

-Blumenthal M., Bussewr et al, The complete German commission and monographs, 2003, 1st American Botanical Council

-Capasso F., Grandonico, Izzo A.A. , Fitoterapia – impiego razionale delle droghe vegetali, 2006, Ed. Springer

-Davidson R. J., Goleman D. J., Schwartz G. E., Attentional and effective concomitants of meditation. A cross sectional study, 1996 Journal of abnormal psychology n◦ 85

-Giunti C., Stress e stile di vita, Focus Rivista L’erborista, maggio 2012, Ed. Tecniche Nuove

-H. Lu et al, Antioxidant Activity of Lignans isolated from Schisandraceae, 1992, Planta medica   MED.

-Murray M., Pizzorno J., Pizzorno L., Enciclopedia della nutrizione, 2011, Ed. Tecniche Nuove, Milano

-Ngan A., Onduit. R., A double – blind placebo controlled investigation of the effects of Passiflora incarnata Herbal Tea on subjective sleep quality, Aug. 2011, Phytother. Res.

-P. Li et al, Myocardical protective effects of Sheng Mai San and a Lignan enrichea extract of fructus  schisandrae in vivo and ex vivo, 1996, Phytomedicine 2, 217

-Tisserand R., The essential Oli safety data – manual. The associations of Tisserand aromatherapists, 1985

-Valussi M., Il grande Manuale dell’Aromaterapia, 2011, Ed. Tecniche Nuove, Milano

-Wallace R. K., Neurofisiologia dell’illuminazione, 2002, Ed. Tecniche Nuove

-Who monographs selected medicinal plants Ginkgo Biloba, European pharmacopoeia Council of Europe, 1995

 

Ti è piaciuto questo articolo e vuoi altri consigli?

Puoi contattare la Dott.ssa Costanza Giunti

E-mail: giunticostanza@gmail.com