del Dott. Massimiliano Noto
Da troppo tempo l’uomo ha smarrito la direzione. Orientato all’annichilente caos della città tecnologica e “social”, spazio demograficamente saturo, è diventato “persona” non più “individuo”, isolato dai confini di acciaio, bit, gasolio e smog.
L’intelletto e la buona disposizione all’umana socialità, dipende dall’aria asciutta e salubre, da un cielo limpido, da un metabolismo veloce e dalla possibilità di rifornirsi continuamente di grandi quantità di energia. Fra i mille luoghi comuni, tragicamente subiti, alcuni, salvifici, affondano radici nella familiare, antica tradizione greca, pontificante didatta con detti, mai così veri ed attuali: “Il medico cura, la natura guarisce”, “Mente sana in corpo sano”.
Lo sport, o meglio, l’attività fisica, insieme ad una corretta ed equilibrata alimentazione, rappresenta la chiave di accesso per una vita in armonia con l’ambiente terra, che indebitamente e senza riguardi occupiamo. Finalmente si guarda al movimento come al passepartout per aprire le porte del benessere.
In un periodo come l’estate (vale anche per le altre stagioni) quando l’impegno della produzione per la sopravvivenza si fa meno assillante, se uomini e donne, bambini ed anziani, in un barbaglio di luce, volessero, in un unico gesto riunire benefici per la salute e per l’ambiente, la scelta di una disciplina da abbracciare, diventa delicato crocevia, e scegliere una strada piuttosto che un’altra, non “lascia il tempo che trova”, come si dice per la Filosofia.
Ecco che, nell’ambito di una filosofia volta alla conservazione e alla salute, si candidano a imprescindibili quegli sport del tutto naturali, praticati all’aperto, indipendentemente dalla stagione. Queste discipline volgono il loro sguardo indietro nel tempo, svincolate da limiti di spazio e tempo. Ripercorrendo la strada delle olimpiadi antiche, in cui le imprese avevano come tetto e cornici le nuvole, in quest’ottica la corsa, o la camminata, è probabilmente la madre di ogni disciplina, praticabile con ogni temperatura e condizione climatica, e cosa che non guasta necessita del minimo indispensabile dell’equipaggiamento. Questo aspetto proietta la corsa e la camminata, base di tutti gli sport, ancor di più nell’olimpo delle discipline ad impatto zero, svincolandola da processi produttivi necessari a produrre particolari attrezzature, pur riconoscendo dignità e valenza a discipline quali il canottaggio, il ciclismo, l’arrampicata e a qualunque altra disciplina; la sua grande riscoperta è davvero una svolta nella decisione di abbracciare una pratica fisica non collidente con l’ambiente.
Impegnato a perorare l’importanza di scegliere un’attività fisica, stavo dimenticando i benefici fisiologico-anatomici generali e quelli derivanti dalla pratica all’aria aperta.
Oltre che rimandare a precedenti newsletter, (www.naturovaloris.it/camminare-bene-losteopata-ci-spiega-perche/, www.naturovaloris.it/vitamina-d-la-vitamina-del-sole/,www.naturovaloris.it/abbassiamo-lo-stress-correggendo-la-postura/) volevo ricordarvi, pur ritenendolo pleonastico, che fare sport a contatto con la natura:
– fa bene al corpo e alla mente, perché camminare o correre in un bosco, lontano dai centri abitati e fuori dalle palestre, consente di respirare aria ricca di ossigeno, priva di gas tossici e polveri sottili, un beneficio per i nostri polmoni, la cui attività ne risulta potenziata, aumentando il rifornimento di ossigeno e prevenendo comuni patologie delle vie respiratorie superiori ed inferiori;
– aumenta la quantità di vitamina D utilizzabile dalle nostre cellule, per l’azione irradiante del sole, con relativo, notevole aumento di assorbimento di Calcio e Fosforo, sortendo un effetto benefico-preventivo rispetto a malattie ossee (Osteoporosi);
– riduce la massa grassa, contenendo il rischio di sovrappeso, obesità e sindromi metaboliche (diabete, ipercolesterolemia…);
– rende flessibili e mobili le articolazioni;
– riduce l’incidenza delle patologie osteo-artrosiche;
– modella le masse muscolari
– incrementa le capacità condizionali, forza, velocità e resistenza, migliorando l’estetica della persona con effetto preventivo sui traumi.
E’ stato scientificamente provato che l’attività fisica all’aria aperta reca palesi vantaggi rispetto alla stessa pratica in ambienti chiusi, quali le palestre. Chi pratica sport in ambiente naturale, si è ritenuto molto più soddisfatto e meno stanco di chi lo pratica in luoghi chiusi, così com’è più bassa la percentuale degli infortuni e la loro intensità. Da non trascurare l’aspetto emotivo-relazionale, il numero di accese diatribe tende a scemare in maniera direttamente proporzionale alla quantità d’aria disponibile per il praticante, e alla dominanza del colore verde delle zone boschive, che corrisponde all’intensità e lunghezza d’onda di radiazioni elettromagnetiche, che rallentano gli stati ansiosi e bloccano le degenerazioni depressivo-ossessive.
Nel caso questo mio scrivere non fosse sufficiente a farvi propendere per un’attività fisico-sportiva “en plein air”, prendendo in prestito narrazioni descrittive di antichi, autorevoli libri, vi esorto a seguire il buon esempio del grande Aristotele, che faceva filosofia camminando, e di Nietzsche, il filosofo-camminatore, che in “Ecce Homo”, dice di stare seduti il meno possibile, di non fidarsi di pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento, e che non siano una festa anche per i muscoli, e che un sedere di pietra è il vero peccato contro lo spirito santo.
Dunque, dovessero chiedermi l’attività fisica da preferire per quest’estate e non solo:
“Corri… oltre le tue quattro mura…”
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