della Dott.ssa Leili Khosravi –
Spesso nella pratica clinica il/la Paziente mi chiede: ho questo o quel sintomo è normale? Non posso fare a meno del pane nella mia dieta, è normale? Finchè mio figlio non torna a casa, non dormo, è normale? Non posso fare a meno di caffè, è normale? ecc
Iniziamo con il vedere cosa viene definito normale! Nel dizionario la normalità viene descritta come: conforme alla consuetudine e alla generalità, regolare, usuale, abituale.
Questa descrizione fa pensare alla tendenza di molti ad appartenere, in un certo modo, al senso comune di normalità presa in considerazione come media statistica, sia a livello conscio che inconscio, poichè sentirsi normali permette di sentirsi inclusi nella massa e questo dà un certo senso di appartenenza che gratifica, come se la normalità fosse una sorta di DIPENDENZA.
In effetti nel nostro cervello, in particolare nel sistema limbico, che è una regione associata con i comportamenti e la memoria emozionali, esiste una area chiamata nucleo accumbens.
Questo nucleo viene chiamato anche “circuito della ricompensa” perché si attiva quando facciamo qualcosa che è considerata gratificante, come ad esempio mangiare cibo, fare sesso, assumere droghe e via dicendo.
Questo circuito viene stimolato durante le esperienze appaganti, in cui si assiste anche ad un aumento dei livelli di dopamina proprio in quest’area cerebrale.
La neuroscienza ha evidenziato un collegamento tra la liberazione di neurormoni e la memorizzazione di informazioni sugli stimoli ambientali associati a questi diversi tipi di esperienze e, oltretutto, questi depositi di memoria possono essere richiamati in seguito per aiutarci a ricordare come replicare le nuove le esperienze piacevoli o come evitare quelle avverse.
Ecco il meccanismo delle dipendenze, da quelle dichiarate come tali a livello sociale e legale, quali l’uso di stupefacenti o alcool, a quelle socialmente accettate e che noi incontriamo quotidianamente nella nostra attività clinica quali ad esempio la dipendenza da cibo, una relazione, l’attività di shopping (shopping compulsivo) o il fumo ecc.
Torniamo al significato della normalità; ciò che viene definito consuetudine, regolare, usuale, abituale, è sempre un bene per l’equilibrio della nostra salute?
Faccio riferimento non solo alle tante abitudini che ci hanno portato ad avere squilibri della nostra salute e benessere, quindi non solo alle abitudini alimentari e comportamentali, ma anche alle abitudini riferite all’opinione che abbiamo di noi stessi, ciò che pensiamo di noi (aggiungerei: in relazione ai canoni di “normalità”).
Ogni qualvolta che ci accorgiamo di essere diversi sia sul piano fisico, che delle percezioni e sensazioni, oppure nelle nostre aspirazioni e talenti, è importante fermarci un momento e cercare di resistere allo scadere nella normalità accogliendo l’insolito.
L’approccio naturopatico usufruisce di numerose tecniche che permettono un processo di disintossicazione dalle dipendenze creando nuovi circuiti di memoria nel nostro cervello.
Tutte queste tecniche sono volte ad accogliere ciò che rende unico ogni essere umano creando un processo circolare di consapevolezza, mettendo in luce l’insolito che è presente in ciascuno di noi. Quell’insolito che dà una luce speciale a ogni pensiero, emozione e azione nella vita.
Quell’insolito è una specifica abilità di collegamento di cui ogni essere è dotato per creare comunicazione tra le scale che lo compongono e la sua espressione è la salute ed il benessere della persona.
La visione interscalare dell’uomo studiata nella scuola Naturovaloris tende a sviluppare e ad espandere questa abilità insolita di comunicazione, ampliandola sia alla scala quantica che a quella cosmica attraverso lo studio dell’anatomia e della fisiologia interscalare e attraverso le tecniche applicate per il suo potenziamento.
Vorrei chiudere con una frase di H.Muller: “L’Universo crea simmetrie, non copie”
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