del dr. Filippo Sanna –

Il Ginkgo biloba L. è un albero di dimensioni ragguardevoli, che può arrivare fino ai 30-40 m di altezza. Gimnosperma dioica, è l’unica specie superstite di un genere comparso sulla Terra in epoca preistorica, precedendo addirittura la comparsa dei primi Dinosauri. Per questo oggi viene spesso definito come “fossile vivente”.

È una pianta di origine asiatica, caratterizzata da un’incredibile resistenza alle avversità e alle basse temperature, anche per questo ritenuta sacra dal popolo giapponese. Contraddistinto da una ricca ramificazione e dalle singolari foglie a forma di ventaglio bilobato, che in autunno cambiano colore passando dal verde scuro al giallo-oro. 

La droga è rappresentata proprio dalle foglie, raccolte solitamente tra giugno e luglio, e fonte di straordinarie proprietà.

I principali costituenti chimici del fitocomplesso sono lattoni diterpenici (chiamati ginkgolidi), i glicosidi flavonici, lattoni sesquiterpenici e acidi fenolici.

Viene impiegato tradizionalmente e dalla moderna fitoterapia in supporto a concentrazione e memoria. Questo soprattutto grazie alle sue proprietà vasoattive, espresse con particolare efficienza sul microcircolo cerebrale.

I ginkgolidi inibiscono l’aggregazione piastrinica e la vasocostrizione, esercitando un effetto neuroprotettivo. I flavonoidi sono vasoprotettori ed antinfiammatori, rimuovono i radicali liberi e possono contribuire al lavoro di protezione del SNC dai danni provocati da edemi e ischemie cerebrali.

Si ritiene che l’estratto protegga dal danneggiamento le cellule cerebrali, direttamente e indirettamente, regolando il flusso ematico o neutralizzando le forme tossiche delle molecole d’ossigeno, anche grazie alle proprietà antiossidanti del fitocomplesso.

Il ginkgo è uno degli esempi concreti con cui possiamo spiegare facilmente il fenomeno del fitocomplesso, che è poi la chiave dell’efficacia e del successo dei fitoterapici: i ginkgoflavoni, una sottoclasse di flavonoidi, potenziano l’inibizione del PAF dei Ginkgolidi puri. Questo significa che una quantità esigua di fitocomplesso è in grado di ottenere un effetto farmacologico positivo sul microcircolo cerebrale di gran lunga superiore rispetto a quello della singola molecola.

Nel corso degli anni numerosi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia dell’estratto di Ginkgo, che si dimostra capace di stabilizzare e migliorare il microcircolo cerebrale e di conseguenza la performance cognitiva, soprattutto nei casi di Alzheimer moderato.

L’impiego degli estratti secchi è consigliato nel trattamento dei disturbi della memoria della concentrazione, soprattutto legati all’invecchiamento del sistema vascolare e delle cellule nervose, come preventivo nell’involuzione senile precoce, nell’aterosclerosi e sulle trombosi arteriose.

L’HMPC, l’autorevole comitato per i medicinali di origine vegetale, ha confermato che i preparati a base di foglie di ginkgo possono essere usati per rallentare il deficit correlato all’età e per migliorare la qualità della vita dei soggetti adulti affetti da una forma lieve di demenza.

Un buon estratto non deve avere un titolo minore del 12% in ginkgoflavonglicosidi e del 3% in lattoni terpenici. La posologia idonea è 120 mg 2-3 volte al giorno.

L’utilizzo del Ginkgo è in generale sicuro e ben tollerato. Tuttavia se si è in terapia con antiaggreganti piastrinici o anticoagulanti, per scongiurare il pericolo di un’azione sinergica con questi ultimi, è bene consultare il medico. Sconsigliato anche in gravidanza e allattamento.

 

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