Lo sviluppo della sensibilità del Naturopata: conoscenze specifiche e attitudine alla relazione d’aiuto

del Prof. Giuseppe Campanella

Il Naturopata non può utilizzare gli stessi strumenti che servono al medico per diagnosticare un disturbo o una malattia. Deve quindi considerare le indicazioni che provengono  dal medico. E non può neanche sostituire lo psicologo, che approccia il disturbo psico-fisico dal suo punto di vista.

Come figura intermedia della relazione d’aiuto, egli può sviluppare la sensibilità che gli consente di mettersi in sintonia con il paziente, avendo due obiettivi:

1. integrare la cura medica e psicoterapica con le risorse di cui dispone;

2. saper suggerire al paziente lo specialista medico o psicologo a cui può richiedere un approfondimento diagnostico e terapeutico.

Come può il Naturopata sviluppare questa sensibilità? Attraverso delle conoscenze specifiche e un’effettiva attitudine alla relazione d’aiuto.

Alcune conoscenze, su cui vorrei soffermarmi brevemente, consistono nelle analogie tra il disturbo fisico e la sua origine psichica. Il disturbo si manifesta attraverso sintomi, che sono il linguaggio del corpo.

Mentre il medico interpreta il sintomo secondo schemi di riferimento sia teorico (studio della patologia umana) che tecnico (esami di laboratorio, radiologici etc.), il Naturopata, attraverso l’interpretazione analogica del sintomo, può comprenderne il significato che il paziente il più delle volte non è in grado di cogliere. Il sintomo (etimologicamente dal greco = taglio insieme, cioè riunisco) esprime la necessità di riunire la parte sofferente al resto sano del corpo.

Un esempio:

Se il paziente riferisce che gli è stata fatta diagnosi di un’infiammazione (gastrite, colite, stomatite, artrite etc., tutti disturbi definiti nel vocabolario medico con la desinenza “ite”), bisogna chiedersi: sul piano psichico quella infiammazione è espressione di che cosa?

Nella grande maggioranza dei casi l’infiammazione fisica corrisponde a un conflitto psichico. I sintomi tipici dell’infiammazione (calore, arrossamento, dolore) equivalgono alla espressione dell’irritazione e della rabbia (rossore del volto, aumento della temperatura, disagio psichico), che può essere manifestata o trattenuta. Il corpo subentra nell’esprimere ciò che l’essere umano non è riuscito a elaborare attraverso il pensiero, i sentimenti e le emozioni, il linguaggio e l’azione.

Un esempio pratico:

Ho subito una prepotenza da parte del mio datore di lavoro, che ho ingoiato senza ribellarmi. La prepotenza si ripete e io trattengo la rabbia per non perdere il posto di lavoro. Comincio a vivere un conflitto interiore (mi ribello e gliene dico quattro o continuo a tacere e subire?), di cui non voglio far partecipi i miei familiari per non preoccuparli. Dopo qualche tempo avverto dolori addominali e scariche diarroiche, il medico mi fa diagnosi di colite. Se l’assunzione dei farmaci prescritti dal medico si accompagnerà alla presa di coscienza e all’espressione del conflitto che sta alla base del disturbo, allora il miglioramento sarà più rapido e definitivo.

Ecco un punto in cui il naturopata può intervenire, se – attraverso lo studio, l’attenta osservazione e l’esperienza – ha imparato a decodificare il linguaggio del sintomo. Egli può entrare anche in questo modo a far parte a buon diritto degli operatori della relazione d’aiuto.