del naturopata Leonardo Vasta –
Chissà quante volte andando in giro ci siamo imbattuti in questa pianta molto diffusa e non sapevamo fosse proprio l’ACANTO. Una pianta misteriosa, ricca di arte, letteratura, leggenda e sacralità. Scopriamola insieme!
L’Acanthus mollis L. è una pianta originaria della penisola italiana e della Sicilia. Cresce spontaneamente in zone umide ma luminose, ha un aspetto cespuglioso e viene spesso utilizzata come pianta ornamentale per decorare aiuole e giardini.
L’etimologia del nome è molto interessante, deriva dal greco ἄκανϑος; lat. acanthus. Le voci ἄκανϑος, ἄκανϑα “spina” furono adoperate dagli scrittori greci per designare parecchie piante spinose e pungenti; invece i Romani le applicarono, si può dire, esclusivamente a due specie del genere Acanthus, l’Acanto molle a foglie non spinose (A. mollis L.), chiamato anche branca ursina per la rassomiglianza delle foglie a una zampa d’orso, e l’acanto a foglie con lobi spinosi (A. spinosus L.).
L’Acanto ha molto a che fare con l’arte perché le forma delle foglie fa da ornamento nei capitelli corinzi del barocco tipicamente siciliano. Anche il poeta Pascoli ha fatto, in una delle sue poesie, una descrizione delicata e piena di pathos. Una leggenda racconta che Apollo, rifiutato da una ninfa, la trasformò in un cespuglio di Acanto con le spine; infine nei vangeli apocrifi si narra che la Maddalena curò le ferite di Gesù con un unguento a base di Acanto.
Dioscoride già ne descriveva le proprietà della radice, in particolar modo, poteva servire a tre usi specificati: per coloro che avevano la tisi, cioè la tubercolosi polmonare, quindi delle proprietà espettoranti per la decongestione del catarro; veniva utilizzata anche per le sue proprietà vulnerarie e lenitive, quindi per le ferite e le escoriazioni.
Le parti della pianta che vengono utilizzate sono le foglie fresche, i fiori e la radice (nel periodo autunnale). I costituenti sono: sali minerali, mucillagine, glucidi, tannini e sostanze amare.
Per uso interno ha proprietà coleretiche, per uso esterno ha delle proprietà emollienti e vulnerarie.
Vediamo insieme l’USO che ne se può fare praticamente, quando raccoglierla e che preparazioni fare.
Così come tutte le piante medicinali, è bene raccoglierla nel periodo balsamico, cioè il periodo del ciclo vitale in cui la pianta presenta il contenuto ottimale di principi attivi, nel caso dell’Acanto tra metà maggio e metà giugno.
È possibile preparare una tintura madre a base idroalcolica, macerando le foglie fresche e mettendole sotto alcol e acqua per 21 giorni al buio e trascorso il tempo filtrarla e conservarla in un recipiente scuro. Si può utilizzare successivamente per delle preparazioni dermocosmetiche ad indicazioni vulnerarie e lenitive.
Con la pianta secca, invece, è possibile preparare un infuso che favorisce la fluidificazione del catarro bronchiale e ha anche un’azione calmante ed astringente sull’intestino. L’infuso, che può essere di foglie o di fiori, stimola l’appetito, coadiuva la funzione del fegato e regolarizza la digestione.
Guardatevi intorno e se durante una passeggiata o un’escursione riconoscete l’Acanto spero che, dopo questa breve panoramica, possiate riconoscerlo ed essere consapevoli di quanto perfetta e misteriosa sia la natura.
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