della dott.ssa Jole Leanza –

Il Ministero della Salute definisce gli integratori, o meglio, integratori alimentaricome prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali vitamine e sali minerali, o di sostanze aventi un effetto nutritivo fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre, ed estratti di origine vegetale, sia in monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.
Queste sono una delle categorie di prodotto più vendute negli ultimi decenni con trend di crescita più che positivi. La conseguenza è stata un aumento dell’offerta  da parte delle aziende farmaceutiche e un miglioramento della qualità degli integratori alimentari, il cui uso è ormai trasversale, coinvolge giovani, adulti e anziani, uomini ma soprattutto donne. 

L’impatto col coronavirus ha visto, inoltre, aumentare la consapevolezza di  intervenire sulla propria salute in modo preventivo. Lo dimostra il boom di vendite di integratori legati all’aumento delle difese immunitarie. Rispetto agli anni passati, sempre più medici li utilizzano come strategia per migliorare le condizioni di salute dei loro pazienti in associazione, spesso, con i farmaci tradizionali. 

Si apre così un capitolo molto importante a cui porre attenzione in questa fase che si può definire storica nel campo della cura della persona:  le interazioni che farmaci e integratori. Il loro uso concomitante, infatti, rischia di rendere inefficace il medicinale che la persona assume o, addirittura, può essere un pericolo per la salute. 

Vediamone alcuni esempi:

TÈ VERDE

Il  tè verde si ricava dall’essicazione delle foglie della pianta tradizionale del tè, la camelia sinesis. Le foglie vengono cotte a vapore e non fermentate come avviene per la preparazione del tè tradizionale.
E’ uno dei preparati erboristici più usati, soprattutto come infuso ma lo si trova anche in capsule o compresse e sono note le sue proprietà antiossidanti.
Un uso eccessivo o improprio, però, determinare l’insorgere di fenomeni avversi in soggetti con bassi livello di ferro ed è sempre bene evitare l’uso del tè se si assumono anticoagulanti orali perché ne antagonizza gli effetti. 

GINSENG 

Estratto principalmente dal Ginseng asiatico, il panax ginseng, lo si trova come radici fresche o essiccate ma anche come estratto in capsule o infuso. Lo si usa per migliorare le prestazioni fisiche e come adattogeno, quindi come rimedio  capace di far fronte a stress di varia natura ( cambi di stagione, recupero post operatorio..).
Il ginseng può interferire con diversi tipi di farmaci come gli anticoagulanti, i FANS e alcuni farmaci antidepressivi. 

GINKGO BILOBA

Il ginkgo è una rimedio noto in oriente fin dall’antichità che negli ultimi anni si è diffuso anche in occidente.
E’ utile nella perdita di memoria  perché nota è la sua capacità di una maggiore irrorazione sanguigna a livello cerebrale. Quindi è un ottimo integratore indicato nell’età avanzata.
Le interazioni più pericolose possono verificarsi con la contemporanea somministrazione di anticoagulanti, come la cardioaspirina, uno dei farmaci più usati proprio negli anziani. 

IPERICO 

Hipericum perforatum, detto anche Erba di San Giovanni perché fiorisce proprio in concomitanza dei giorni della festa di San Giovanni, alla fine di giugno.
Diversi studi hanno provato la sua efficacia nelle depressioni lievi e moderate perché aumenta i livelli di serotonina del sistema nervoso centrale.
Tra le interazioni una delle più importanti  è quella  con gli anticoncezionali orali. 

Il segreto per non trovarsi in queste spiacevoli situazioni? Quello di sempre: consultare il medico, il farmacista o il naturopata di fiducia ed evitare l’auto-somministrazione.

 

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