del dr. Filippo Sanna  –

 

In questa ‘tentennante’ prima frazione di primavera, tra gli alti e bassi delle temperature e le incertezze meteorologiche, vi è una certezza che ha già cominciato a colorare i bordi delle strade di campagna: è la Malva! Esemplare diffuso in tutta Italia ed apprezzato per i caratteristici fiori violacei quanto per le rinomate virtù salutistiche. Una vera forza della Natura che merita un approfondimento!

Malva sylvestris L. è una piccola meraviglia estetica naturale, ma è anche un prodigio erboristico utile e versatile nella pratica quotidiana.

In  questo periodo è già possibile, nelle zone più calde, scorgere i suoi bei fiori che popolano i prati incolti. È una pianta spontanea diffusa in tutta Europa, che ama profondamente i terreni soleggiati, ma si adatta anche alle zone semi-ombrose. Appartiene alla famiglia delle Malvaceae ed è la ‘sorella’ dell’Altea, altro pilastro della medicina tradizionale mediterranea.

L’etimologia riesce a definire al meglio questa specie: il nome malva sembra provenire dal greco malátto(io rammollisco) e malákhe (emolliente, benevola), con riferimento alle proprietà emollienti di questa specie. L’epiteto latino sylvestris (selvaggia) risaltava invece la forte presenza della pianta sul territorio. È un vegetale molto resistente, infatti oggi viene coltivata con facilità in varie zone temperate di entrambi gli emisferi.

È una pianta erbacea a ciclo perenne (raramente annuale o biennale), dotata di fusti robusti e lignificati alla base, più o meno ramificati. La possiamo distinguere facilmente per la forma caratteristica dei suoi fiori e delle sue foglie. Queste sono pubescenti e palminervie, con lungo picciolo e margine dentato. Fiori con corolla a 5 petali, ciascuno diviso all’apice, di un bellissimo colore rosaceo scuro con venature lilla-violacee date dalla presenza di antocianidine. Comincia a fiorire in primavera e prosegue fino a tarda estate–inizio autunno.

In natura, oltre alla sylvestris, esistono molte specie di Malva, tutte morfologicamente simili e tutte considerabili officinali e valide a scopo medicinale, poiché più  meno simili dal punto di vista fitochimico.

La droga è rappresentata dai fiori e dalle foglie, raccolti entrambi durante la fioritura: il tempo balsamico corrisponde al periodo a cavallo tra la tarda primavera ed il primo mese d’estate.

Il profilo chimico è caratterizzato proprio dall’importante presenza della componente mucillaginosa. Sono inoltre presenti flavonoidi ed in piccola percentuale i tannini.

Le mucillagini sono sicuramente i principali responsabili delle attività riconosciute alla pianta.

Ricordiamo che le mucillagini sono quello che potremmo definire idrocolloidi, che a contatto con l’acqua creano delle soluzioni colloidali viscose, non adesive. Rigonfiandosi e trattenendo le sostanze acquose formano massa ad elevata viscosità. Proprio in questo semplice meccanismo risiede l’efficacia della malva: protegge gli epiteli, forma un vero e proprio film protettivo che aiuta a ridurre le infiammazioni, risultando lenitiva e blandamente astringente.

È consigliata in primo luogo nelle flogosi del cavo orofaringeo, tossi secche, catarro bronchiale. Protegge la mucosa dello stomaco risultando un efficace coadiuvante nel contrastare l’acidità gastrica e le gastroenteriti. Tradizionalmente è usata anche per disturbi urinari e (per via esterna) nelle irritazioni, nelle dermatiti e nelle ferite cutanee.

È utile, sempre grazie alla presenza di mucillagini, anche come blando lassativo.

Le forme più efficaci più utilizzate sono le più semplici: l’infuso, il decotto, il macerato, talvolta la tintura madre.

Istruzioni per la preparazione della tisana: 3 g di droga (1,5-2 se si utilizzano solo i fiori) finemente macinata immersi in circa 150 ml di acqua e riscaldati sino all’ebollizione. Si sospende poi il riscaldamento, si lascia a riposo per 10 minuti e si filtra.
Utile e molto efficace per quanto riguarda l’estrazione delle mucillagini è la macerazione a freddo per 5- 10 ore in acqua , che si consiglia di far bollire brevemente (per una rapida sterilizzazione) prima di somministrarlo.

L’EMA da diverso tempo  ha approvato l’utilizzo e valutato positivamente profilo di sicurezza dell’infuso e del decotto di Malva sylvestris, inserendola idonea al Traditional use come emolliente per le problematiche infiammatorie della mucosa orofaringea e lievi infiammazioni gastrointestinali.

Utili i gargarismi con infuso 4 o 5 volte al dì per stomatiti, gengiviti e lesioni del cavo orale.

Spennellature di un composto a base di malva aiutano a combattere le afte.

Per combattere le irritazioni di gengive delicate è particolarmente indicato un impacco della droga, usato per tamponare le parti interessate.

Per la tosse è ottimo coadiuvante bechico-lenitivo (di nuovo grazie alle mucillagini). In questo caso può essere utilizzato anche un estratto secco nebulizzato e titolato, oltre ad un estratto fluido.

Anche in oftalmologia è utilizzata con successo, anche grazie alla porzione di flavonoidi ed antociani che ne potenziano le attività calmanti, antiflogistiche e astringenti (consigliata soprattutto in caso di congiuntiviti).

La droga non presenta interazioni degne di nota con farmaci o altri fitocomplessi. È considerata sicura (anche in pediatria, in gravidanza e allattamento) ed ai dosaggi raccomandati e non presenta particolari controindicazioni.

Non va assolutamente dimenticata l’efficacia del suo utilizzo in ambito cosmetico: l’infuso di fiori e foglie di Malva mostra elevatissime proprietà lenitive e antinfiammatorie, specialmente su dermatiti e pelli irritate. Possiede anche azione distensiva e calmante, utile per diminuire il gonfiore e la pesantezza sul viso e sul contorno occhi. È quindi raccomandato l’utilizzo dell’infuso in cataplasmi o come attivo in maschere, creme e prodotti  per l’igiene, soprattutto in quelli delicati.

Buona primavera e buona fioritura a tutti!

 

 

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e-mail: sanna.qualiterbe@gmail.com