della Dott.ssa Mariuccia Sofia
E con l’autunno cadono le foglie e ci si raffredda un po’. Ma mangiar bene può aiutare. Con l’autunno arriva il melograno. Con tutti quei chicchi che vivono tutti in un unico habitat fanno pensare a un frutto “comunitario”. Se si va a leggere nella letteratura scientifica sono riportati tanti effetti positivi grazie alle antocianine, ai polifenoli, all’acido ellagico (presente nelle radici responsabile di una potente azione antielmintica) e ai flavonoidi. Il Melograno dunque svolge azioni nell’organismo che vanno dalla depurazione del fegato dalle tossine, all’azione preventiva sulle placche aterosclerotiche (essendo attivo sul metabolismo dei grassi e sulla viscosità del sangue), all’aiuto che può offrire alle donne in menopausa per la presenza di sostanze estrogeniche.
Il grande apporto di vitamine, inclusa la vitamina C che, abbondante, aiuta molto a reggere il cambio di stagione, rende questo frutto anche un potente antiossidante, azione che si riverbera su tutti i tessuti favorendo il buon funzionamento degli organi in generale.
Ma attenzione, l’uso eccessivo del succo di melograno, così gettonato nelle mode alimentari deve tener conto di alcune controindicazioni. Il suo indice glicemico mediamente alto non lo rende adatto ai diabetici. E poi c’è un’altra controindicazione che riguarda chi è in cura antipertensiva. Dopo una lauta razione di melograni, il cui succo è capace di agire sulla pressione sanguigna abbassandola, si potrebbe generare un effetto accumulo con il farmaco antipertensivo e quindi nuocere al soggetto in cura.
Ciò detto, godiamoci il melograno, cum “melo”grano salis – è il caso di dire!
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