del dr. Filippo Sanna  –

Eccoci qua. Il Natale 2019 è già passato ma l’atmosfera rimarrà viva e luminosa almeno fino ad inizio Gennaio. Le luci, i colori ed i profumi di questo periodo sono davvero unici, ed il mondo vegetale è, come sempre, uno degli attori principali di questi magici momenti.

Ebbene sì, nonostante questa non sia a prima vista la stagione più idonea per ammirarne la bellezza (se paragonata alla primavera) le piante riescono sempre a stupirci positivamente e a regalarci nuove emozioni. Possiamo infatti apprezzare il valore estetico di alcune specie particolari, che fiorificano o fruttificano proprio in questo periodo. Anche gran parte dei profumi e degli aromi del Natale provengono dal mondo vegetale.

Ecco un breve report su alcune tra le più conosciute piante accostate alle festività natalizie. Ne citeremo botanica, storia, mitologia, uso tradizionale e, quando possibile, impiego terapeutico e sicurezza d’uso.

♣ L’Agrifoglio (Ilex aquifolium)

Chiamato anche Alloro Spinoso, è sicuramente una delle piante più rappresentative delle festività natalizie. Probabilmente si tratta della pianta più utilizzata per le decorazioni, anche perchè le sue bacche permangono sui rami fino a metà inverno.

Si tratta di un arbusto o albero alto fino a 10 mt, con corteccia grigia liscia e foglie verdi lucenti con margine spinoso, che ben si prestano alle decorazioni natalizie, tra le numerose varietà spiccano quelle screziate di bianco, crema o giallo.

I frutti sono drupe globose rosse che offrono un contrasto d’impatto con il fogliame, spontaneo in Italia e coltivabile con una discreta facilità nei nostri climi.

È una pianta legata al folklore fin da prima dell’avvento del Natale cristiano. Da sempre ritenuta magica, si pensava proteggesse dai demoni e portasse fortuna.

I suoi primi utilizzi decorativi risalgono all’Irlanda ed i paesi nordici, in cui le famiglie povere lo utilizzavano a scopo ornamentale nelle abitazioni. In epoca romana divenne il simbolo della stagione fredda (tende infatti a raggiungere il massimo splendore in concomitanza con il solstizio d’inverno). Durante i Saturnali si usava regalarla come buon auspicio. In seguito anche la religione cristiana l’adottò come simbolo della passione di Cristo, questo per via delle sue foglie spinose e ritorte, che ricordavano la corona di spine che Gesù portava in capo.

Una leggenda sull’origine dell’Agrifoglio racconta invece di un piccolo orfanello che viveva con alcuni pastori. Quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo il bambino si mise in cammino verso Betlemme con gli altri pastori e sulla via intrecciò una corona di rami da portare in dono al bambin Gesù. Ma quando pose la corona davanti al Bambinello gli sembrò così indegna che si vergognò del suo dono e si mise a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona, e le sue foglie cominciarono a brillare di un verde intenso e trasformò le lacrime dell’orfanello in splendide bacche rosse.

Dal punto di vista salutistico le foglie possiedono proprietà antispasmodiche, febbrifughe ed antireumatiche, invece le radici e la corteccia hanno rispettivamente proprietà diuretiche ed antiepilettiche. Viene utilizzato anche il gemmoderivato per stimolare l’attività surrenalica e per combattere l’ipertensione.

La letteratura scientifica ha confermato il potenziale antiossidante delle foglie (contenenti tra i numerosi composti anche acido ursolico e rutina), che hanno dimostrato un elevato potenziale nel contrastare l’ossidazione lipidica enzimatica e non enzimatica e nei disturbi di tipo infiammatorio.

Il Ministero autorizza l’impiego di foglie, gemme, sommità e resina negli integratori alimentari. I frutti non sono ammessi e sono considerati molto pericolosi a causa del troppo elevato contenuto in Ilicina (purgante drastico ed irritante gastrointestinale che provoca nausea e vomito), tale da far risultare fatale l’ingestione di una ventina di frutti.

 

Anche il Vischio, come l’agrifoglio, è una pianta peculiare di queste festività. Queste due piante vengono spesso confuse tra loro, ma distinguerle è facile: basta ricordare che le bacche del vischio non sono rosse ma bianche!

♣ Vischio (Viscum album)

Il Vischio è una pianta a portamento cespuglioso appartenente alla famiglia delle Santalaceae.

È quelle pianta che si usa appendere alla porta durante questo periodo. È consuetudine e di buon auspicio baciarsi sotto un vischio prima di ogni nuovo anno (usanza ancora molto diffusa in Inghilterra e nei paesi del Nord Europa). La leggenda a cui si ispira questo rito appartiene alla mitologia scandinava. Il Vischio era associato alla dea scandinava Freya, moglie di Odino, dea dell’amore e protettrice degli innamorati.

La leggenda narra che la Dea avesse due figli, rivali: Loki e Baldr. Il primo uccise il secondo, e le lacrime che Freya riversò sul corpo del figlio morto si trasformarono in candide bacche di Vischio, riportandolo magicamente in vita. La Dea, riconoscente, baciava chiunque passasse sotto alla pianta del vischio, che le aveva restituito il ragazzo. Da allora è usanza e porta fortuna, nei paesi anglosassoni, baciarsi sotto un rametto di vischio, per ringraziare la natura e chiederle prosperità.

Viscum album è una pianta sempreverde epifita (vive su altre piante) e semiparassita (completa la sua nutrizione minerale a spese di alberi, soprattutto latifoglie quali pioppi, querce, tigli, mele e conifere). È una pianta in grado di fotosintetizzare ma deve sottrarre l’azoto, l’acqua e i sali minerali alla pianta ospite. È diffusa in zone boschive d’Europa ed America. Possiede foglie coriacee, carnose, oblungo-lanceolate, attraversate da tre a sei nervature. I suoi fiori sono gialli e compaiono intorno a marzo-aprile e fruttifica nei primi mesi invernali con bacche piccole biancastre contenenti un liquido lattiginoso (parzialmente tossico), che conserva al suo interno un solo seme per bacca, dal guscio verde.

Il suo fusto è corto ma molto ramificato, di colore verde intenso, dà corpo ad una forma molto rotondeggiante, apprezzabile soprattutto in inverno, quando gli alberi su cui si sviluppa sono spogli.  Le sue propaggini si insinuano nella corteccia degli alberi ospiti ed arrivano fino alla loro linfa. Vivere aggrappato ai rami gli assicura un’adeguata esposizione solare, fondamentale per sopravvivere, soprattutto nei primi anni di vita.

La sua strategia riproduttiva è alquanto singolare: le bacche perlacee, velenose per l’uomo ma ghiotte per i volatili, maturano in inverno, quando i frutti nei boschi scarseggiano. La loro azione lassativa permette una fitta disseminazione sui rami vicini. Anche dopo la digestione i semi mantengono un rivestimento “vischioso”, che gli consente di aggrapparsi alla corteccia del sito in cui sono stati depositati. Da qui ricomincia un nuovo ciclo vitale.

Il Vischio è importante all’interno del suo ecosistema: luogo ideale per la nidificazione, fonte di cibo per gli uccelli (bacche) e per insetti e funghi (foglie). Restituisce inoltre parte dei nutrienti sottratti alla pianta ospite, facendo cadere ai piedi di quest’ultima le foglie che perde.

Venne tradizionalmente impiegato, dai popoli scandinavi fino ai giorni nostri, dalla medicina tradizionale come diuretico, antipertensivo ed antiaterosclerotico. Gli studi hanno in seguito confermato queste proprietà delle bacche. Le parti erbacee contengono invece principi con potere immunostimolante ed antitumorale (se iniettate per via parenterale). I componenti della pianta del Vischio, bacche in particolare, sono relativamente tossici e l’ingestione comporta generalmente una lieve gastroenterite.

È un ottimo presidio per l’ipertensione. Contiene glicosidi, glicoproteine, polisaccaridi.

È un vasodilatatore con meccanismo d’azione centrale di tipo nervoso. Stimola il parasimpatico e diminuisce la resistenza periferica per vasodilatazione. È ipotensivante e bradicardizzante.

I principi attivi più importanti sono lectine e viscotossine (macromolecole proteiche).  Assunte per s.o. vengono degradate ed il profilo farmacodinamico diviene imprevedibile.  Per quanto riguarda gli estratti concentrati è infatti ammesso solo l’uso parenterale sotto prescrizione medica. Il Vischio è ad oggi una pianta ammessa alla lista degli integratori emessa dal ministero (unica droga esclusa sono le bacche).

Il vischio può essere facilmente coltivato: basta recidere una porzione di ramo dalla pianta ospite in primavera e procedere all’innesto schiacciando una bacca matura di vischio nel punto di rottura. Occorrerà avere molta pazienza, inizialmente lo sviluppo risulta lento.

 

♣ La Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima)

È chiamata anche Poinsettia o fiore della Notte Santa.  Questa è probabilmente la pianta che vediamo più spesso negli appartamenti in questo periodo.

È originaria del Messico, luogo in cui può raggiungere anche i 4 metri di altezza. Si usa donarla a Natale come buon auspicio.

Il suo bellissimo fiore tipico delle Euphorbiaceae chiamato Ciazio, non è rosso ma giallo. Infatti, al contrario di quello che si pensa comunemente, quelle di colore rosso sono le brattee e non i petali.

Una buona luminosità favorisce una crescita rigogliosa ma per una buona fioritura la pianta deve stare al buio per la maggior parte della giornata. È una pianta brevidiurna e fotoperiodica, per questo la fioritura avviene in inverno, quando le giornate sono più corte.  La sua coltivazione è possibile in un range di temperature tra i 14 ed i 22 °C, resiste anche a temperature più basse ma non tollera il gelo.

Sulla sua origine si raccontano diverse leggende, la più conosciuta narra di una bambina molto povera che desiderava mostrare a Gesù il suo amore, ma non aveva nulla da poter donare, quindi raccolse un fascio di frasche che mise sull’altare. La bambina si mise a pregare e le frasche si trasformarono in una Stella di Natale meravigliosa.

All’interno del fusto vi è un lattice irritante per la nostra pelle, velenoso per gatti e cani. In studi piuttosto recenti sono stati isolati diversi composti, tra cui l’Eupulcherolo A, triterpenoide dalla singolare struttura chimica, che in studi preliminari ha dimostrato una certa attività nei confronti dell’Alzheimer (sono ancora da chiarire il percorso biogenetico, meccanismo d’azione ed efficacia clinica della molecola). Sempre recentemente alcuni composti isolati hanno dimostrato la capacità di inibire l’osteoclastogenesi in test su ratto. Questo potrebbe rappresentare in futuro una chance in malattie legate alla degenerazione ossea, come ad esempio l’osteoporosi.

 

♣ Il pungitopo (Ruscus Aculeatus)

Come recita il nome, veniva usato tradizionalmente per tenere i topi lontani dalle provviste. Da allora è anche simbolo di prosperità e abbondanza e si regala durante le festività natalizie. I ramoscelli rigidi con i tipici frutti rossi, maturi in inverno, vengono tradizionalmente impiegati come ornamento natalizio. In passato i frutti vennero utilizzati anche come sostituti del caffè. Secondo la leggenda le foglie (in realtà si tratta dei cladodi, fusti trasformati che assumono la funzione di foglie) rievocano le spine della corona di Cristo, le bacche il suo sangue.

È una pianta classica della tradizione contadina, un tempo si preparava il decotto che si utilizzava sui geloni tipici dell’inverno.

Tra le piante della tradizione natalizia il Pungitopo è forse la più conosciuta ed apprezzata in ambito fitoterapico, anche a causa dei numerosi lavori scientifici che ne consolidano l’utilizzo.

Il rizoma è un efficace vasocostrittore con proprietà antinfiammatorie, vasoprotettrici e vasotoniche grazie alla presenza di saponine steroidee (ruscogenine) e polifenoli nel suo rizoma. Riduce la permeabilità vascolare, attività che la rende molto utile nelle patologie a carico del sistema venoso, come ad esempio flebiti, vene varicose, insufficienza venosa, edemi di varie tipologie. Il suo utilizzo è raccomandabile, per la sua attività lenitiva, antinfiammatoria e venotonica, anche in cosmesi.

 

È doveroso citare in quest’elenco l’unico vero ‘Albero di Natale’:

♣ L’abete rosso (Picea abies)

Chiamato anche Peccio. Dalle foglie aghiformi e dalle sommità dei ramoscelli dell’albero di Natale si ricava un olio essenziale ricco di monoterpeni come limonene e canfene responsabili dell’azione balsamica, espettorante e fluidificante. Può essere utilizzato in forma di suffumigi in caso di raffreddore e congestione nasale, basta aggiungere poche gocce di o.e. in un catino di acqua calda, coprirsi la testa con un asciugamano e respirare profondamente. I suffumigi possono essere fatti per 2-3 volte al giorno. Oppure si può utilizzare un diffusore di oli essenziali o anche un contenitore con dell’acqua appoggiato su un termosifone a cui aggiungere alcune gocce di olio essenziale per avere un’azione antisettica sull’ambiente domestico. Le sue foglie e le sue gemme possono essere considerati ottimi integratori multivitaminici.

È una pianta ricchissima di leggende ed usanze, a partire dall’antica consuetudine di addobbarlo in questo periodo.

Si pensa sia nata in ambito paganopoiché l’abete è una pianta sempreverde, i Druidi (i sacerdoti celti) fecero dell’albero un simbolo di vita e lo onoravano in varie cerimonie.

Anche dal punto di vista fitoterapico potrebbe rappresentare una pianta importante nel prossimo futuro prossimo, basti pensare che dalle radici sono stati isolati diversi stilbeni, come l’isoarpontina che ha dimostrato attività anti-leucemica.

 

♣ Rosa di Natale (Helleborus niger)

Pianta erbacea sempreverde rizomatosa che si caratterizza per i fiori bianchi che sbocciano durante le prime settimane dell’inverno.

Anche in questo caso la leggenda parla di una pastorella senza doni da offrire a Gesù. Un angelo se ne accorse, prese dei fiori bianchi sotto la neve e li diede alla bimba.

La droga è rappresentata dalle parti aeree. In passato veniva utilizzata per i suoi effetti purganti, diuretici e narcotici. Oggi la normativa nazionale non ammette il suo utilizzo: rientra nella categoria delle piante tossiche per l’alto contenuto in glicosidi cardioattivi (elleborina) ed alcaloidi.

Studi recenti hanno evidenziato che alcuni tipi di estratti della pianta possono esercitare attività citotossica nei confronti di cellule tumorali ed immunocompetenti.

 

Vale la pena parlare anche del:

♣ Cacao (Theobroma cacao)

che non è propriamente un simbolo di queste festività, ma se consideriamo che il Natale è il periodo in cui viene consumato più cacao in forma di cioccolata, biscotti e dolci vari…forse anche questa pianta merita di essere menzionata.

Chiamato anche “cibo degli dei”, è un piccolo albero tropicale che produce grandi drupe simili a zucche. I semi in esse contenuti sono la droga (in media 30-40 a frutto). Il cacao viene prodotto mediante fermentazione, essicazione, tostatura e ventilazione e vagliatura (rimozione bucce).

I semi contengono principalmente lipidi (fino al 55% del peso), proteine (10%), amidi, fibre, alcaloidi (principalmente teobromina al 3%), vitamine e minerali ed i polifenoli (6-8% procianidine, catechine, antocianine).

I lipidi, oltre ad essere ingredienti fondamentali della cioccolata, sono un ottimo eccipiente cosmetico e funzionale topico (burro di cacao), contenente antiossidanti naturali che prevengono l’irrancidimento ed hanno attività antinvecchiamento sulla cute. Come burro risulta poco untuoso e molto aromatico.

Esiste un’abbondante letteratura che testimonia le proprietà toniche (teobromina), blandamente diuretiche ma soprattutto antiossidanti e protettive del cacao sull’apparato cardiovascolare, dovute principalmente ai polifenoli (soprattutto contenuti nel cacao in polvere e nel cioccolato fondente). Riduce la pressione arteriosa e previene l’arteriosclerosi. Il Cacao è un potente antiossidante e ha un valore nutrizionale elevato grazie alla presenza di proteine, vitamine del gruppo B, vitamina C, ferro, manganese, calcio e anche amminoacidi come il triptofano, precursore chimico della serotonina, ‘l’ormone del buonumore’, che durante il periodo invernale tendiamo a produrre un po’ meno. È proprio questo il periodo in cui sentiamo il bisogno di consumare più cioccolata!

 

♣ Cannella (Cinnamomum verum)

Nella magia del Natale possiamo inserire tra i protagonisti anche questa spezia esotica che possiede numerose proprietà salutistiche. Il suo aroma ci fa pensare immediatamente ai biscotti ed ai dolcini natalizi.

È un albero sempreverde originario dello Sri Lanka caratterizzato da una chioma densa rotondeggiante. La droga è rappresentata dalla corteccia essiccata dei fusti e dei rami.

La cannella possiede proprietà antiossidanti, stimola la circolazione sanguigna e contribuisce a combattere il colesterolo. Ha poi importanti proprietà antibatteriche (sfruttate già dagli antichi egizi per l’imbalsamazione dei defunti), antisettiche, stimolanti e digestive. Ha anche un effetto riscaldante (ottimo supporto durante il periodo invernale!). Inoltre aiuta a combattere la fame nervosa: è un ottimo condimento per chi segue diete dimagranti.

 

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