della Dott.ssa Mariuccia Sofia, medico chirurgo, Fitoterapeuta e Nutrizionista clinico –
Quando siamo in vacanza è frequente che i ritmi cambino e che anche le regole di quello stile di vita più disciplinato, che cerchiamo di seguire durante l’anno, vengano mollate per le settimane di ritrovata “libertà”.
Un corpo sano tende ad essere flessibile in tutta la sua fisiologia e questo ci permette di potere “sgarrare” senza grandi problemi.
Quando però gli “sgarri” diventano frequenti, come capita in vacanza tra apericena e pranzi a base di gelati, è probabile che insorgano sintomi gastrointestinali, come gonfiore, reflusso o turbe dell’alvo, che ci avvertono di un’alterazione del nostro equilibrio digestivo.
Ma come si fa a rinunciare agli inviti e a resistere alle tentazioni ?
La vacanza non è certo tempo di dieta, e di regimi alimentari restrittivi, perciò, se abbiamo esagerato e vogliamo rimediare ci vengono incontro i precetti della Mindful Eating, la nuova corrente applicativa della Mindfulness che in pratica si traduce nella capacità di ascoltare il corpo per un’alimentazione consapevole.
Ma come si fa?
La pratica della Mindful eating prevede di distinguere i diversi tipi di fame e farci comprendere di volta in volta quale livello del nostro essere richiede nutrimento e attenzione.
E’ una pratica che si allena giorno dopo giorno, ma possiamo da subito usare il Respiro come strumento base per rallentare e, una volta sincronizzati gli atti inspiratori ed espiratori, ottenere un buon funzionamento del sistema nervoso autonomo, il cui squilibrio, spesso, quando viene sovraccaricato anche dall’eccitazione di ritmi vacanzieri irregolari, è alla base della nostra incapacità di contenimento o addirittura di scelta, necessari nell’alimentazione consapevole.
E poi ci possono aiutare anche un paio di domande da farsi in vista del pasto :
“Chi ha fame adesso?”
“Mi preparo a mangiare con la testa, le emozioni o sto seguendo la fisiologica fame del corpo?”
E di fronte ad una pietanza possiamo evocare l’immaginazione creativa e la percezione predittiva del corpo ( che ci aiuta da millenni a scegliere istintivamente il meglio per noi) chiedendoci “come mio sentirò dopo aver mangiato questa pietanza?”
Naturalmente la Mindful eating non si ferma a questo. Gli studi sul comportamento alimentare umano, che hanno visto negli anni scendere in campo anche neuroscienziati, ci hanno svelato la Mindless eating, ovvero la condizione inconsapevole che ci porta ad assumere comportamenti stereotipati che migliaia di anni di sopravvivenza ci hanno indotto ad elaborare (dall’ “alimentazione virile” alla necessità di dover svuotare il piatto che abbiamo di fronte). E poi il riconoscimento di precise tipologie alimentari nelle quali tutti ci possiamo riconoscere e che ci raccontano quanto il rapporto con il cibo sia il frutto di un complesso intreccio psicosomatico.
Vale la pena in tempi in cui l’alimentazione si pone sempre più come cardine della prevenzione primaria, lavorare sulla consapevolezza alimentare, non solo sul piano nutrizionale per sapere che vantaggi o svantaggi ci porta un alimento, ma anche su quello del perché e del come mangiamo. Intrapresa questa strada forse troveremo finalmente la giusta quiete per restare in equilibrio e rispettare la nostra salute senza mortificare le nostre voglie.
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Bibliografia suggerita :
Mindless eating Paul Wansick
Mondful eating- Andy Puddicombe