del dott. Umberto Villanti naturopata –

Viviamo nell’epoca delle bustine. Quasi tutto quello che mangiamo ci raggiunge attraverso buste di diverse dimensioni. Lo zucchero, ad esempio. Sul bancone del bar ci sono almeno tre bustine: lo zucchero semolato bianco, lo zucchero bruno di pura canna e un dolcificante a base di saccarina sodica.

LA STORIA DELLO ZUCCHERO

Una storia complicata. Nel 1000 d.C. pochissimi in Europa conoscevano lo zucchero, nessuno o quasi in Inghilterra. Non era un alimento, bensì un medicamento, sostanza officinale. La dolcificazione delle bevande si otteneva con il miele e i derivati della frutta o sciroppi vari. Prima di diventare cibo è stato una spezia, e come tutte le spezie, dal pepe alla noce moscata o allo zenzero, era disponibile solo in piccole quantità: bene di lusso.
Mintz, antropologo, scrive che lo zucchero successivamente è stata la prima merce esotica prodotta su vasta scala per la necessità di una classe di lavoratori proletari. Questo nel momento in cui, a metà del Settecento, comincia a svilupparsi il capitalismo mercantile e nascono le fabbriche moderne.
Un passaggio decisivo l’hanno prodotto le marmellate. Meglio: pane e marmellata. Dal 1870 in poi confetture e classi lavoratrici si trovarono congiunte; sciroppi, dolcificanti liquidi e semiliquidi hanno cambiato la dieta di milioni di persone. Nell’Ottocento diventò uno dei narcotici del popolo. Come “droga” lo zucchero è meno impegnativo di alcool, caffeina e tabacco; il saccarosio ad alto grado di raffinazione produce effetti psicologici a livello umorale, dipendenza, seppur minore delle altre “droghe”. Non dà ebbrezza o euforia, bensì uno stato di benessere, almeno temporaneo (Terence McKenna).
Perché amiamo tanto lo zucchero, o almeno i cibi in cui lo si usa con abbondanza? Difficile rispondere. Non c’è certezza al riguardo. Gli antropologi sostengono che dipende dai nostri remoti antenati che si cibavano di bacche e frutta. Altri che abbiamo una predisposizione naturale al gusto dolce. Tra i vari gusti percepiti dal nostro palato e dalla lingua ci sono diverse combinazioni: paesi che oppongono il dolce al salato, altri al piccante. Altri motivi sono dovuti ad una vera e propria dipendenza psicologica, ormonale, metabolica, e tanto altro.

LA GENETICA DEL GUSTO

Come sentiamo i gusti? Sono localizzati in alcune aree della lingua, mentre i profumi o sapori di un certo cibo o bevanda che assumiamo sono relegati nel nostro naso (attraverso la lingua i flavours raggiungono la mucosa olfattiva e i centri del cervello collegati agli stimoli olfattivi, bulbo olfattivo, nevo olfattivo, ipotalamo e ippocampo). Un problema associato ad una mancata percezione dei sapori può essere definita ANOSMIA, cioè quando ci cola il naso e siamo raffreddati o addirittura in patologie più serie (Parkinson, Alzheimer, ecc.).
Esistono diversi geni che codificano il gusto, da quello dolce (T1R2/T1R3 Sweet gene), al salato (SCNN1B gene), all’amaro (TAS2R16, la forma N172 predispone ad un’alta sensibilità al gusto amaro), all’umami (TAS1R1 e TAS1R3 genes), a quello acido (PKD1L3 and PKD2L1 gene).
In sostanza, se hai alcune varianti genetiche non ti accorgerai di quanto zucchero metterai nel tuo caffè, ti sembrerà sempre amaro.
Come se non mancasse, alcuni polimorfismi del gusto amaro (cioè delle variabili genetiche), sono responsabili delle seguenti problematiche:

  • increased risk to develop cardiovascular disase
  • hypertension
  • lipids unfavourable profile
  • increased BMI
  • increased risk to develop cariers
  • colon cancer

Cioè…sentirai sempre tutto amaro e avvertirai il bisogno di zuccherare di più tutto ciò che mangi, con maggiori rischi per la salute.

ALTRI EFFETTI NOCIVI DELLO ZUCCHERO

– Crea tanta dipendenza: lo mangi, ti piace, aumenta la DOPAMINA, e come tale ti darà una stangata con aumento di insulina e immagazzinamento dei grassi;
– I tuoi zuccheri nel sangue si abbasseranno grazie al tuo ormone INSULINA, che lavora per te incessantemente, però così avvertirai un calo energetico e sentirai il bisogno di assumere altri alimenti dolci;
– Se non aumenterai gli zuccheri ne risentirà il tuo umore, ti sentirai male, così facendo aumenterai i tuoi livelli di stress e il tuo CORTISOLO aumenterà…ancora una volta l’insulina cercherà di darti una mano. Un bel disastro!
– Avrai compreso a questo punto che i dolciumi potrebbero creare insulino-resistenza, con i seguenti rischi: diabete, infiammazione cronica e sistemica, ovaio policistico, fegato grasso.
– Sapevi che lo zucchero abbassa i livelli di magnesio? Questo prezioso minerale regola circa 300 reazioni enzimatiche nel nostro corpo. Risulta utile nella regolazione glicemica, nella prevenzione di calcoli renali, calcificazioni nelle arterie, nell’umore insieme alla serotonina, nella regolazione dello stress (più magnesio e meno eccitabilità neuronale da glutammato, attraverso la regolazione del recettore N-metil-D-aspartato NMDA), nella distensione delle arterie (tunica media e componente elastica e muscolare) con effetti antipertensivi, nella prevenzione del decremento della memoria (il magnesio predilige e ama l’ippocampo, sede della memoria;
– E il cromo? Si urina tanto e si perde molto con l’abuso di zuccheri. Peccato, proprio quel minerale che aiuta a regolare i nostri livelli di zucchero (aumenta la sensibilità all’insulina nella insulino resistenza), fa perdere peso (aumenta il grasso bruno e la termogenesi), evita di farci diventare “esauriti”, cioè di avere delle oscillazioni glicemiche che ci fanno sembrare assai strani (depressi o nervosi ciclotimici senza energie), e soprattutto ci evita di avere sonno dopo un dolcetto ad una cena;
– Dulcis in fundo? Ci fa aumentare la pressione (aumento acido succinico nel sangue, che captato dal recettore GRP-91 nei reni aumenterà la produzione di renina, ormone ipertensivo). Oltre che diabetici e arrabbiati, saremo pure gonfi e ipertesi.

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