della naturopata Giuliana papa –
Il primo aprile è il giorno dello scherzo libero, ma quali sono le origini di questa tradizione e del suo strano nome? Ci sono delle ipotesi!
Alcuni sostengono che le radici del Pesce d’aprile possano essere nella antica ricorrenza romana dei Saturnalia che erano legati al culto del sole e celebrati negli ultimi giorni dell’anno. Durante questi festeggiamenti c’era un ribaltamento dell’ordine costituito così gli schiavi sedevano a tavola serviti dai padroni.
Altri ritengono che l’origine sia nella tradizione indiana che alla fine del mese di marzo celebrava la festa di Holi o festa dei colori che presiedeva il passaggio dall’inverno alla primavera celebrandolo come una rinascita.
Ma l’ipotesi più gettonata è che l’origine sia in Francia, nella seconda metà del Cinquecento, quando re Carlo IX decise di applicare il calendario gregoriano e quindi spostò l’inizio dell’anno dal 25 marzo (secondo il calendario giuliano) al 1 gennaio, ma alcuni sudditi non accettarono il cambiamento e continuarono a festeggiare il primo dell’anno durante l’ultima settimana di marzo. Divennero così oggetto di scherno e di regali-burla.
Ma perché usare il termine pesce? Una spiegazione potremmo trovarla nello scherzo ordito da Cleopatra ai danni di Marco Antonio durante una gara di pesca. Antonio, per non perdere, aveva incaricato uno schiavo di attaccargli di nascosto le prede all’amo, ma la Regina d’Egitto, scoperto l’inganno, fece attaccare all’amo un gigantesco pesce finto rivestito di pelle di coccodrillo.
In Italia ai marinai era vietato uscire in mare il primo di Aprile perché i marinai sarebbero stati trasformati, per gioco, in pesci dalla Sirena Partenope. I marinai napoletani, come ricompensa della mancata pesca, riempiono, ancora oggi, i loro banchi di pesci di cioccolato!
Infine la sagoma del pesciolino di carta appesa alle spalle degli amici o di altre persone può rappresentare una rivincita dei bambini nei confronti del mondo degli adulti. Questa persona, vittima dello scherzo, è costretta, più o meno allegramente, a rinunciare alla sua adultità per tornare ad essere gioiosamente bambino.
La mia ricetta è sull’onda dello scherzo!
CONI…GELATO?
Per le palline di….: 300 gr di patate lesse, 200 gr di tonno naturale, 2 acciughe sott’olio, 2 cetriolini sott’aceto, olio, prezzemolo, una barbabietola rossa già cotta, 2 cucchiai di ricotta, la buccia grattugiata di due limoni, un pizzico di finocchietto, noce moscata, un pizzico di menta, un cucchiaino di tahina, granulato di pistacchi.
Per i coni: una confezione di pasta per pizza.
Sbucciare le patate ancora calde e schiacciarle con lo schiacciapatate, frullare tonno, cetriolini, acciughe. Unire il composto di tonno al purè di patate, unire prezzemolo tritato, olio, sale, pepe, ricotta, finocchietto, buccia grattugiata dei limoni e mescolare bene. Frullare la barbabietola, separare una parte del precedente composto e aggiungervi la barbabietola per ottenere un composto colorato, insaporire con la menta, noce moscata, sale, pepe, tahina.
Per la preparazione del cono: stendere la pasta per pizza, ritagliare delle formine tonde e avvolgerle intorno ad una struttura metallica o di carta argentata per formare il cono.
Infornare a 180° gradi per 20 minuti circa. Una volta raffreddati comporre il piatto, come supporto dei coni possono essere usati dei bicchierini da rosolio. Riempire due sac a poches con ciascun composto e riempire i coni, cospargere con il granulato di pistacchi. Potrebbe essere uno sfizioso antipasto!
Buon pesce d’aprile!
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E-mail: papa.giuliana@libero.it