del dr. Marco Cotugno –

Lo Shinrin-Yoku, conosciuto anche come “Bagno nella Foresta” (Forest Bathing), è una pratica che affonda le sue radici nella cultura tradizionale giapponese e che negli ultimi decenni ha iniziato ad affermarsi anche in altri paesi dell’Asia (Cina, Corea) e non solo (USA, Inghilterra, Francia, Germania). La parola fu coniata da Tomohide Akiyama, per creare una forte distinzione identitaria di tale pratica all’interno del più grande filone dell’ecoturismo che comprende «il viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario, le sue piante e animali selvaggi, così come ogni manifestazione culturale esistente – passata e presente – delle aree di destinazione»[0].

Ma lo Shinrin-Yoku assume anche una valenza terapeutica nella medicina giapponese in quanto si visitano le foreste al fine di migliorare il proprio stato di salute e benessere proprio grazie a questa permanenza che, non a caso, porta con sé la metafora dell’immersione, del compiere appunto un “bagno di bosco”. Il senso di tale espressione, che potrebbe sembrare ad un occhio inesperto quanto meno ardita (ci si bagna nell’acqua, non nel bosco, verrebbe da dire), è legato alla considerazione che anche l’aria, come l’acqua, è un fluido, e quindi quella che i nostri polmoni inspirano durante una camminata nel bosco porta con sé una qualità assai diversa da quella a cui normalmente siamo abituati, poiché le sue correnti e le sue onde contengono interi ecosistemi composti di pollini, terreno, spore fungine etc… In questo senso, possiamo dire che l’aria è come un oceano dove ognuno di noi si “bagna”. Nei fatti, immergersi nel verde della foresta anche solo compiendo un itinerario di poche centinaia di metri, in maniera lenta e rilassata, respirandone l’aria per un periodo prolungato di tempo (normalmente da due a quattro ore) può essere comparabile ad una sessione di aromaterapia.

Oltre a ciò, facendo una lenta camminata attraverso il bosco veniamo necessariamente a contatto con le particolari caratteristiche degli ambienti che attraversiamo, i quali coinvolgono i nostri sensi in una moltitudine di maniere diverse. Possiamo ad esempio sentire la brezza del vento toccare la nostra pelle, udire lo scorrere di un ruscello montano o di un fiume in lontananza, ascoltare le mille voci degli abitatori dell’aria, dell’acqua e del suolo e perché no, fermarsi a contemplare la danza che gli alberi intrecciano col vento. Al procedere del nostro accordare i sensi al ritmo della foresta, si percepisce una riduzione di tutti quei pensieri interni da cui siamo bombardati nella quotidianità. Apprezzare ciò che la foresta ha da offrirci equivale al sintonizzarsi sul momento presente e sul ritmo della vita stessa. Questa tendenza innata nell’essere umano ad essere attratto, allietato ed appagato dal prolungato contatto con le altre forme di vita presenti in natura prende il nome di biofilia e fu proposta per la prima volta nel 1984 da Edward O. Wilson come ipotesi scientifica.

La qualità della nostra vita secondo Wilson dipenderebbe dal grado di connessione che riusciamo a sviluppare con l’ambiente naturale, poiché oltre al fornirci cibo, acqua e aria, la Natura assolve una indispensabile funzione di dinamizzazione rispetto ai nostri aspetti psicologici ed emotivi, alla creatività, al sentimento. Basti pensare alle infinite narrazioni presenti in ogni tempo e in ogni cultura, in cui ricorre la figura dell’uomo spirituale immersa in un ambiente naturale, sia esso l’immortale taoista, il monaco francescano o lo sciamano Lakota. Si narra che lo stesso Siddharta Gautama raggiunse l’Illuminazione sotto un antico fico sacro, l’albero della Bodhi, appunto. E a ben vedere, anche la storia della scienza, della filosofia e dell’arte sono costellate in tutti i tempi e i luoghi di figure che hanno beneficiato del contatto con la Natura: per l’Occidente antico basti pensare a Socrate, ritratto così spesso a discorrere all’ombra di un platano o in riva ad un ruscello nella campagna fuori le mura di Atene.  E ancora, in epoca moderna, come non ricordare Byron che basò il suo Childe Harold Pilgrimage’s sulle proprie esperienze autobiografiche in mezzo alla natura mediterranea o ancora lo scienziato Niels Bohr e la sua passione per la vela sul Mar Baltico, per non parlare di Heidegger e del suo attaccamento viscerale ai boschi del Baden! Insomma, volendo seguire l’ipotesi biofilica, ne deriverebbe che più è alto il rapporto che abbiamo con il mondo naturale, più possiamo ottenere un benessere spirituale, intellettuale, fisico e materiale.

In quest’ordine di idee potrebbe quasi parere scontato ricordare che lo Shinrin-Yoku non è escursionismo, inteso come attività sportiva. Piuttosto, il focus delle nostre camminate sarà la ricerca di una connessione e il relazionarsi all’ambiente boschivo, lo sviluppo di una vera e propria capacità di stare in natura, come quella che in maniera innata hanno le (ormai poche) popolazioni indigene rimaste sul globo terracqueo, le cui pratiche mediche tradizionali sono appunto basate sui rimedi dispensati dalla foresta, basti pensare alle cerimonie Ayahuasca del Sud America o a quelle aborigene australiane.

Riguardo al legame positivo che sortisce nell’uomo il passare un po’ di tempo immerso in un contesto “verde”, abbiamo evidenze da molti studi scientifici sia per quanto riguarda i benefici fisici che emotivi e mentali. Nel 2005 ad esempio ebbe inizio una ricerca giapponese per indagare l’effetto dello Shinrin-Yoku sul sistema immunitario[1], da cui emerse che i bagni nel bosco possono incrementare l’attività dei linfociti NK, una classe di cellule del sistema immunitario, particolarmente importanti nel riconoscimento e distruzione di cellule tumorali o infette da virus. Negli ultimi trent’anni molti altri studi sono stati condotti sugli effetti benefici dello Shinrin-Yoku nella riduzione della pressione sanguigna[2], nel miglioramento delle funzioni cardiache e polmonari e nella guarigione da processi infiammatori e nel riequilibrio dallo stress ossidativo cellulare[3].

Anche sul versante del benessere emotivo e mentale, molte ricerche hanno dimostrato come la pratica del bagno nella foresta favorisca un miglioramento del tono dell’umore[4], un alleggerimento degli stati d’ansia[5] e della depressione[6], la riduzione dello stress[7], la rigenerazione della capacità attentiva[8] e il miglioramento delle funzioni affettive[9] e cognitive[10].

Lo Shinrin-Yoku in definitiva appare dunque come un modo di beneficiare della natura come terapia, riconnettendoci ad essa attraverso l’esperienza, la presenza, la relazione e l’interazione con gli elementi della foresta, primi fra tutti gli alberi che, a ben vedere, sono per noi fonte di vita in molti sensi in quanto da sempre ci riforniscono di ossigeno, ci offrono il loro legno per costruire le nostre abitazioni e riscaldarle, mentre la loro lunga ombra ci porta ristoro nelle giornate afose e i di loro frutti divengono per noi cibo e medicamenti. Alberi cui noi, fin troppo spesso, mostriamo di rimando la nostra (dis)umana riconoscenza attraverso il sorriso dei denti d’acciaio d’una motosega o l’abbraccio mortifero del cemento cittadino.

Viceversa, praticare Shinrin-Yoku aiuta proprio a sviluppare i nostri sensi per accogliere tutto ciò che l’esperienza nel bosco ci dona e come altrettanti mezzi di comunicazione con la foresta stessa, in un clima di reciprocità e di indagine interiore sempre aperta su ciò che significa per noi esser parte di una ragnatela invisibile d’interdipendenza che ci connette a tutti gli esseri viventi e alla biosfera, intesa come Gaia.

 

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Dottore in Filosofia ed Educatore Professionale
Esperto in Shinrin-Yoku, Friluftsliv & Outdoor Education
E-mail: marco.cotugno81@gmail.com
Cell. 3298069539

 

Bibliografia:

[0] Galli P. e Notarianni M.: La sfida dell’ecoturismo, De Agostini, Novara, 2002

[1] Li, Qing. “Effect of forest bathing trips on human immune function.” Environmental health and preventive medicine vol. 15,1 (2010): 9-17. doi:10.1007/s12199-008-0068-3

[2] Ideno, Y., Hayashi, K., Abe, Y., Ueda, K., Iso, H., Noda, M., Lee, J. S., & Suzuki, S. (2017). Blood pressure-lowering effect of Shinrin-yoku (Forest bathing): a systematic review and meta-analysis. BMC complementary and alternative medicine, 17(1), 409. https://doi.org/10.1186/s12906-017-1912-z

[3] Hansen, M. M., Jones, R., & Tocchini, K. (2017). Shinrin-Yoku (Forest Bathing) and Nature Therapy: A State-of-the-Art Review. International journal of environmental research and public health, 14(8), 851. https://doi.org/10.3390/ijerph14080851

[4] Bielinis E, Jaroszewska A, Łukowski A, Takayama N. The Effects of a Forest Therapy Programme on Mental Hospital Patients with Affective and Psychotic Disorders. Int J Environ Res Public Health. 2019;17(1):118. Published 2019 Dec 23. doi:10.3390/ijerph17010118

[5] Farrow, M. R., & Washburn, K. (2019). A Review of Field Experiments on the Effect of Forest Bathing on Anxiety and Heart Rate Variability. Global advances in health and medicine, 8, 2164956119848654. https://doi.org/10.1177/2164956119848654

[6] Furuyashiki, A., Tabuchi, K., Norikoshi, K., Kobayashi, T., & Oriyama, S. (2019). A comparative study of the physiological and psychological effects of forest bathing (Shinrin-yoku) on working age people with and without depressive tendencies. Environmental health and preventive medicine, 24(1), 46. https://doi.org/10.1186/s12199-019-0800-1

[7] Kobayashi H, Song C, Ikei H, Park BJ, Kagawa T, Miyazaki Y. Combined Effect of Walking and Forest Environment on Salivary Cortisol Concentration. Front Public Health. 2019;7:376. Published 2019 Dec 12. doi:10.3389/fpubh.2019.00376

[8] Hassan A, Tao J, Li G, et al. Effects of Walking in Bamboo Forest and City Environments on Brainwave Activity in Young Adults. Evid Based Complement Alternat Med. 2018;2018:9653857. Published 2018 Feb 11. doi:10.1155/2018/9653857

[9] Takayama, N., Fujiwara, A., Saito, H., & Horiuchi, M. (2017). Management Effectiveness of a Secondary Coniferous Forest for Landscape Appreciation and Psychological Restoration. International journal of environmental research and public health, 14(7), 800. https://doi.org/10.3390/ijerph14070800

[10] Yu, C. P., Lin, C. M., Tsai, M. J., Tsai, Y. C., & Chen, C. Y. (2017). Effects of Short Forest Bathing Program on Autonomic Nervous System Activity and Mood States in Middle-Aged and Elderly Individuals. International journal of environmental research and public health, 14(8), 897. https://doi.org/10.3390/ijerph14080897