della Dott.ssa Mariuccia Sofia

 

L’ipnosi clinica mi ha insegnato che nell’essere umano, nel nostro cervello, ci sono risorse di cui diventare consapevoli per risolvere i nostri problemi. Addentrandomi nello studio dei condizionamenti che regolano il nostro rapporto con il cibo – condizionamenti ben noti al marketing alimentare – ho imparato a come mettere in guardia me stessa e i miei pazienti, soprattutto in quei momenti in cui bisogna accrescere la consapevolezza di sé in relazione all’alimentazione: in pratica quando dobbiamo imparare a mangiare ascoltando i reali bisogni del nostro corpo.

Ecco allora che la Mindless Eating, filone il cui caposcuola, il ricercatore americano Brian Wansink ha all’attivo centinaia di studi e pubblicazioni, è diventata fonte di preziose informazioni su come funziona il nostro incredibile cervello, che ancora in relazione all’alimentazione, coltiva gli engrammi dell’Età della pietra.

Non starò qui a ricordarvi le differenze di genere: l’uomo rispetto alla donna, ad esempio, tende ancora a subire il fascino della carne perché condizionato dal concetto di Virilità. Mangiare una bistecca è molto “virile”, engrammi del passato reiterati anche da stereotipi come quelli proposti dal più recente cinema western (per intenderci fa il paio con lo stesso engramma che non lavarsi è sexy perché lasciamo che i feromoni si spargano nell’aria). Ma il guaio è che giochi ottici e piccole manipolazioni ci abituano ad assumere più di quanto il nostro corpo e la nostra salute ci chiedano con i risultati che ci hanno portato alla creazione dell’Obesity day, il 10 ottobre, giornata durante la quale in Occidente la comunità scientifica fa il punto sull’ ”epidemia” di Obesità e sovrappeso che affligge il Pianeta (1 miliardo e 400 milioni di individui a fronte di 800 milioni di sottopeso secondo le stime ONU).

Allora cominciamo a smontare le manipolazioni.

Sapevate che usare bicchieri alti e lunghi e piatti piccoli ci aiuta a bere e mangiare di meno? Se sì, spero che la vostra tavola sia apparecchiata alla maniera lillipuziana quando decidete di mettervi a dieta, regolando le porzioni e contenendo l’introito energetico.

Alla stessa maniera sapevate che mangiare in compagnia ci riempie la bocca di cibo, chiacchiere e aria in una media del 20% in più che se stessimo da soli? – da tempo sappiamo che le distrazioni ci aiutano a mangiare di più – o che mangiare in ambienti brutti ci fa diventare compulsivi, così come consumare il pasto in ambienti belli e confortevoli ci aiuta a rilassarci e a diventare più consapevoli? In questo caso attenzione però alle portate perché stare seduti a tavola senza mangiare ci viene sempre difficile. Quindi evitiamo di dilungarci: dopo venti minuti, il tempo necessario all’ormone della sazietà per avviare il suo lavoro, è bene alzarsi e cambiare postazione.

Sapevate anche che si mangia meno quando si è seduti a tavola, si hanno le portate di fronte e non si sparecchia subito perché i piatti vuoti rimandano al nostro cervello l’informazione di quanto abbiamo mangiato?

Sulla base di queste conoscenze, tante piccole manovre manipolative vengono usate dalla ristorazione così come dall’industria alimentare. Ben noto è, ad esempio, l’aumento crescente delle dimensioni delle confezioni di corn-flakes con cui l’industria americana ha condizionato il mercato provocando un consumo maggiore di porzioni – più grande la disponibilità di cibo più sono indotto a consumare.

La non conoscenza e la mancanza di consapevolezza hanno permesso tutto questo, ma la soluzione c’è. Occorre sperimentarla per scoprire che funziona. Potrà essere noiosa agli inizi, lo ammetto, almeno finché non ci saremo abituati, ma poi rivelerà tutti i suoi vantaggi.

Occorre provare a stare in silenzio quando si mangia, a far sì che il pasto diventi un rito concentrato e silenzioso, dove si osserva, si odora, si ascolta, si mastica, si gusta, si sta presenti al momento con la mente concentrata su quello che si fa, sul cibo che abbiamo di fronte. Quando si è in famiglia si potrà mettere della musica classica in sottofondo, o usare l’umorismo per far sì che la conversazione sia leggera e breve (chiedere a nostro figlio a tavola com’è andata a scuola potrebbe non metterlo a suo agio e il pasto non sarebbe certo il momento di giudicarlo o rimproverarlo o persino lodarlo – le lodi potrebbero condizionare il sistema di gratificazioni così come i rimproveri – c’è da comprendere che il sistema associativo dei ricordi è quello che ha creato il nostro mondo alimentare sin dall’infanzia). Rendete neutro e presente il momento del pasto. Basterebbe questo per mangiare il giusto, che poi, la maggior parte delle volte, è molto meno di quello che mangiamo abitualmente, quindi per stare bene e in forma.

 

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