della Dott.ssa Costanza Giunti

 

Il vischio appartiene alla famiglia delle Lorantacee, è una pianta semiparassita cioè riesce a foto sintetizzare, infatti le sue foglie sono verdi, ma l’acqua, la linfa ascendente e i Sali minerali li assume dagli alberi sui quali si attacca e affonda le sue radici. Nonostante fosse usata fin dall’antichità come pianta medicinale, in particolare dalle popolazioni del nord Europa, è solo da poco più di un secolo che se ne conoscono le proprietà grazie ai suoi principi attivi: glicosidi, glicoproteine, polisaccaridi (siringaresinolo, arabinosio, acido galatturonico, viscum ammide ed altri).

Le principali azioni maggiormente provate scientificamente sono l’azione antiipertensiva, con un meccanismo riflesso a livello delle zone vaso-sensibili del seno carotideo e cardioaortiche, con effetto ipotensivo e bradicardizzante. Le proprietà antiblastiche, propugnate anche da Steiner, e quelle stimolanti anche il Timo e i linfociti T sono ancora da chiarire. Il vischio è un pianta considerata sacra dai Celti e dai sacerdoti e sacerdotesse druide lo staccavano dalle piante e quello della quercia era il più pregiato, usando falcetti d’oro o d’argento e facendolo cadere su un panno bianco. Pianta considerata sacra anche perché superiore, amata dalle divinità perché stando “abbracciata” agli alberi non era contaminata dal contatto con la terra. Perciò veniva considerata un dono del cielo portatore di guarigione e protezione. Il sesto giorno di luna dopo il solstizio d’inverno veniva fatta una cerimonia sacra e il vischio veniva distribuito al popolo perché per tutto l’anno esercitasse le virtù curative e sciamaniche.

Anche il mito del ramo d’oro nasce dalle leggende e dai misteri che avvolgono questa pianta fino ad ispirare Virgilio nell’Eneide, facendolo usare ad Enea per aiutarsi ad aprire la via degli Inferi.

E dunque procuriamoci per il capodanno un bel ramo di vischio, da non toccare con la mano sinistra ma sotto il quale baciarsi amorevolmente per iniziare un nuovo anno in armonia e “dorato”.

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