del Dott. Massimiliano Noto
Vitamina D,
quante ne abbiamo sentite su questa molecola, indispensabile catalizzatrice di funzioni. Urlate in ogni dove, da sedicenti autorevoli strilloni, informazioni e notizie, veloci e confuse, hanno creato buffi miti e pericolosi luoghi comuni, che è necessario comprendere, per scorgerne distorsioni e inesattezze e, finalmente, sfatarli per scongiurarne i danni.
Si stima che nell’intero globo, a soffrire di carenza di Vitamina D siano circa 1 miliardo di persone, e a subirne maggiormente gli effetti, sono gli abitanti dei paesi distanti dall’equatore, per una minore esposizione ai raggi solari.
Sono numerose le implicazioni della Vitamina del Sole.
Stimola il sistema immunitario riducendo i casi di infiammazioni ed infezioni; potenzia l’assorbimento e il deposito di calcio e fosforo, prevenendo osteoporosi e fratture; coadiuva nelle patologie della pelle, quali la vitiligine e le dermatiti; facilita la produzione di endorfine, serotonina e dopamina, e relative sensazioni di benessere; migliora la funzionalità dell’insulina, rivelandosi d’aiuto nel trattamento del diabete; attenua lo stimolo della fame; migliora la contrazione muscolare; coadiuva nelle malattie neurovegetative, l’Alzheimer e il Parkinson; regola la pressione arteriosa; previene varie forme neoplasiche e alcune patologie autoimmuni; influenzerebbe la libido, stimolando la produzione di testosterone.
Questo interminabile elenco, terrore per l’ipocondriaco, ci mette in guardia dal sottovalutare l’importanza di questa vitamina.
Alzi la mano chi, colpito dal progressivo depauperamento delle povere ossa, e preoccupato di non poter godere degli innumerevoli benefici sopra elencati, non ha seguito l’indicazione di includere nella dieta giornaliera, aumentandone le quantità, l’olio di fegato di merluzzo, il latte e i suoi derivati, il salmone e gli altri pesci, privilegiati contenitori della vitamina.
La Vitamina D è una sostanza liposolubile (si scioglie nei grassi), costituita da 5 pro-ormoni individuabili nelle Vitamine dalla D1 alla D5, la V.D2 negli alimenti di origine vegetale, la V.D3 in quelli di origine animale. Quest’ultima viene sintetizzata attraverso la pelle grazie all’esposizione ai raggi del sole. Ma queste due forme della stessa vitamina, per essere attivate e utilizzabili dall’organismo, sotto forma di calcitriolo, devono subire delle reazioni chimiche, che hanno luogo nel fegato e poi nei reni, dunque, non sempre un deficit della vitamina è legato a una scarsa assunzione alimentare, ma, piuttosto, a danni epatici e renali, che ne impediscono la completa attivazione.
Non si conoscono casi di ipervitaminosi per eccessiva esposizione al sole, e rari sono quelli per eccesso della vitamina negli alimenti, è possibile, invece, l’intossicazione in seguito a somministrazione terapeutica, che recano calcificazione diffuse a livello di vari organi, e fenomeni di vomito, diarrea e spasmi muscolari.
Per scongiurare casi di ipovitaminosi, i cui sintomi, nel bambino, sono il rachitismo, e nell’adulto, la demineralizzazione ossea, la riduzione della forza muscolare, l’aumento delle infezioni del tratto respiratorio superiore e disturbi infiammatori, è invece raccomandabile un’adeguata esposizione al sole, soprattutto, per gli anziani, infatti, la quasi totalità della Vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo.
Al netto di una buona funzionalità organica, e di un equilibrato apporto alimentare, il grosso del lavoro per l’attivazione della Vitamina D spetta, infatti, al Sole.
L’articolo in oggetto, non si propone di assurgere ad esaustiva dissertazione su un argomento tanto rilevante, e per amor di chiarezza, ha attinto, con morigerata cautela, dall’ermetico dizionario scientifico; ma ancor più trasparente e diretto sarà ora, nel momento delle indicazioni, riguardo alle modalità di assunzione del prezioso elemento precursore della sostanza.
Alle nostre latitudini, la quantità di luce solare richiesta per la sintesi della vitamina è realmente poca, e nei mesi estivi basta esporre volto e braccia per almeno 15 minuti al giorno. Ma l’esposizione estiva non mette al riparo per tutto l’anno, la ricarica, infatti, dura poco più di un mese, ed in inverno la scorta va reintegrata. Non deve ingannare la sensazione di calore di un bel sole schermato dal vetro, le radiazioni UVB non lo passano, per cui l’esposizione attraverso una finestra non è funzionale alla sintesi. Altri ostacoli sono le nuvole, l’inquinamento atmosferico, e il colore scuro della pelle, che richiedono un’esposizione più prolungata.
L’anzianità, configura una condizione svantaggiosa per l’attivazione della vitamina, così come il sovrappeso ne ostacola la fruizione, gli adipociti rendono la vitamina meno disponibile all’utilizzo delle altre cellule; le creme solari, a ragione consigliate, sono una medaglia dalle due facce: sicuro scudo dalle radiazioni nocive, ma assorbente pericolo di oltre il 90% dei raggi. Soluzione alternativa, l’olio di cocco, che oltre ad avere effetto antiaging, nutre, protegge e non interferisce con l’attivazione della Vitamina D, inoltre, usato come condimento favorisce un assorbimento ottimale della vitamina.
Il bio regolatore D, indispensabile per la vita, dunque, si nutra più di cielo che a tavola, siano i raggi del sole precursori privilegiati, la disponibilità di cibo, di cui oggi disponiamo, ci mette al riparo da deficit alimentari.
L’augurio, è di potervi dedicare a lunghe, salutari passeggiate, con una bandana in testa, per evitare fastidiose insolazioni, uno zaino in spalla, ricolmo degli alimenti giusti, nel rispetto della pari dignità che ad ognuno di essi spetta, e quando il dubbio vi assale, telefonate al vostro naturopata, potrà suggerirvi un saggio bilanciamento, per godere dei buoni effetti della Vitamina D.
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