della Dott.ssa Renata Mazzocchi
Quando ho iniziato a leggere le opere di Edward Bach e ad interessarmi di floriterapia, ero molto più idealista di oggi e mi sentivo profondamente attratta da alcuni suoi scritti che recitavano:” ciò che noi chiamiamo “amore” è una combinazione di avidità ed odio, ovvero desiderare di più e aver paura di perdere. Perciò quello che noi chiamiamo “amore” deve chiamarsi IGNORANZA.
L’amore reale deve essere infinitamente al di là della nostra comprensione, qualcosa di straordinario, la totale dimenticanza di sé, la perdita dell’individualità nell’Unità, l’assorbimento della personalità nel Tutto.
Sapevo che questa era una Verità, ma mi illudevo che fosse di facile realizzazione, forse perché chi leggeva era una coscienza ancora non provata dagli eventi della vita, che hanno permesso tuttavia alle esperienze di accumularsi, alla personalità di destreggiarsi, ma soprattutto alla coscienza di includere ed espandersi.
Oggi posso testimoniare il grande valore dell’esperienza anche quella più faticosa, e il prezioso contributo che gli scritti di Bach, allora avulsi dall’essere contestualizzati nell’esperienza di una vita, mi hanno fornito. Essi rimangono per me, l’idea più elevata ma anche il faro illuminante che indicando la via, permettono di mantenere la direzione e soprattutto di non perdere fiducia e speranza anche nei momenti di buio e afflizione, dando la possibilità di compiere il passo successivo.
Ho voluto introdurre così l’argomento sui “Fiori di Bach”, parlando della Luce presente dentro ogni essere vivente e che ognuno si rappresenta con qualsiasi simbolo, fintanto che non diventa un’esperienza diretta: un libro, un’idea, una persona/guida, una professione, una meta da raggiungere, poiché questo è il punto CARDINE di tutta la filosofia che sta dietro la cura con i Fiori di Bach.
Non esiste la malattia in quanto organo ammalato, ma esiste un atteggiamento mentale, una modalità con cui la persona reagisce ad essa, che indicano la vera strada alla guarigione. Semplice vero?
Curare dunque la disarmonia tra corpo, emozioni, mente, e anima, comporta saper suonare la grande sinfonia che è la nostra vita.
Da questo “raccontarmi” emerge un fiore in particolare dei 38 fiori di Bach: WALNUT.
Esso a dire il vero non rientra nella categoria “fiori”, perché in realtà è un albero: Juglans regia, il noce.
Il noce è un albero che raggiunge fino ai 30 metri di altezza, cresce vicino siepi e frutteti, i numerosi fiori maschili e i meno numerosi fiori femminili sono di colore verde chiaro e crescono sulla stessa pianta. Fioriscono in aprile, maggio poco prima o insieme alla comparsa del fogliame. È un albero grande, molto ben radicato, legato in mitologia ai riti di passaggio. Il frutto è la noce, ed è noto ai più, che ha la forma di un cervello ed è ben protetto da membrane oltre che dal guscio, per difendersi dagli attacchi di animali; così come le radici e le foglie contengono una grande quantità di tannini che emettendo un odore molto forte, allontanano animali e piante parassite.
Questo “fiore” è stato inserito da Bach tra gli ultimi ritrovati dei suoi 38 rimedi, e appartiene alla categoria chiamata dei 19 assistenti, perché è indicato per gli stati mentali ed emotivi reattivi che insorgono a causa di un evento traumatico per l’individuo.
Il Walnut, insieme agli altri 18 assistenti ha un metodo estrattivo diverso rispetto agli altri fiori, infatti la sua essenza non si estrae con il dolce metodo del sole, ma con il ben più energico metodo della bollitura. L’intensità di questo processo estrattivo, ben si adatta all’intensità dello stato d’animo provato dalla persona sofferente.
Walnut dunque, grande albero ben radicato, dotato di barriere protettive da agenti esterni, con un frutto che somiglia al cervello, ben ci indica un cammino.
Lo colleghiamo al concetto della ripresa e della decisione disinvolta, del cambiamento e del rinnovamento.
È utile dunque a tutti coloro che hanno difficoltà a compiere il passo decisivo, in quanto consapevolmente o no, sono imprigionati per alcuni aspetti della propria personalità in decisioni del passato. In questo possono essere influenzati da convinzioni altrui, da scettici e ammonitori, soprattutto se amici, parenti o persone di loro fiducia. Diventano così volubili ed incostanti, dubitando delle loro scelte e delle decisioni prese, ricadendo in vecchie abitudini, si aggrappano alla sicurezza di modelli convenzionali e familiari, che mal si adattano alla decisione precedentemente presa.
Le scelte tra l’altro sono scelte epocali come il cambiamento di professione religiosa o lavorativa, il trasferimento in un altro paese.
Il Walnut come nel caso di un nuovo inizio mentale e spirituale, aiuta anche nei casi di cambiamento biologico: la dentizione, la pubertà, in gravidanza, in menopausa o andropausa, nello stadio del passaggio dal piano di esistenza fisica a quella spirituale.
Scrive Bach a proposito di Walnut:” per tutti coloro che hanno deciso di fare un passo avanti nella propria vita, di rompere con certe convenzioni superate, di lasciare dietro di sé vecchie frontiere e limitazioni e di ricominciare da zero,”
La missione profonda che si vorrebbe attuare, d’altra parte ha bisogno di una personalità forte e libera spiritualmente.
L’energia di Walnut riapre al nuovo, al taglio da vincoli che immobilizzano, a ciò che anche a livello inconscio esercita un’influenza auto suggestiva. Walnut crea un collegamento tra l’essenza della nostra decisione primaria e il compimento dell’impresa, liberandoci da tutto ciò che ci lega al passato.
Il rimedio si può utilizzare anche sul piano fisico, insieme ad un’accurata analisi della situazione psichica, anche per epistassi, tagli, estrazioni dentarie, mestruazioni abbondanti, cicatrizzazioni di ferite.
Sintonizziamoci allora con l’energia di questo fiore, percepiamone il sottile richiamo alla sua essenza e distinguiamolo da altre simili che agiscono sulla influenzabilità e indecisione, anche con l’aiuto degli eventi che la vita sembra proporci, che sono il frutto dell’innumerevoli combinazioni di energia di qualità e vibrazioni differente che rendono manifesto il teatro di cui noi siamo gli artefici.
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